RUBRICHE - L'approfondimento settimanale sul tema dei vaccini anti-Covi a cura di Angelo Franchitto
Negli ultimi giorni siamo tornati a restrizioni sempre più simili al lockdown nazionale del 2020, che iniziava proprio in questo periodo. La cartina vede l’Italia sempre più a toni arancione scuro e con regioni e province rosse. Aumentano le terapie intensive a causa delle varianti e dei pochissimi vaccini fatti fino ad oggi. I problemi sono legati al basso numero di dosi ricevuto dai farmaci già approvati.
Dunque si è tornati a parlare della possibilità di allargare la lista dei vaccini inserendo il famoso Sputnik V. Si tratta proprio del vaccino inventato e prodotto in Russia.
Ma questo non è un vaccino acquistato dall’Unione Europea, così come accaduto per tutti gli altri vaccini che stiamo usando, o che sono in fase di approvazione. Mentre, ci sono diverse pressioni politiche esercitate da diversi esponenti del nostro Paese, affinché l’Italia investa direttamente, con fondi economici propri, sul vaccino russo. Parliamo di esponenti come l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, e Alessio D’Amato, responsabile della sanità del Lazio.
Ciò che sappiamo con certezza è che al momento l’Ema, l’ente europeo che si occupa della valutazione e dell’approvazione dei vaccini per gli Stati membri, non ha ancora concesso l’autorizzazione all’uso d’emergenza. Ma, a seguito di una pubblicazione di ulteriori dati preliminari attraverso un’analisi ad interim dei trial clinici di fase 3, emergono nuove informazioni a riguardo del vaccino Sputnik V.
Infatti, tutto quello che siamo sicuri di sapere sul vaccino prodotto in Russia è che molti sono gli stati che già hanno deciso di acquistare e di somministrare. Inoltre, il vaccino Sputnik V basa il suo funzionamento su un doppio vettore virale. Questo significa che vengono utilizzati due virus disattivati diversi per la prima e la seconda dose.
In sintesi il vaccino finanziato dal Fondo russo per gli investimenti diretti sfrutta la tecnologia tradizionale dei vaccini. Questo è anche quello che fanno altri vaccini già approvati come AstraZeneca e Johnson & Johnson. Ugualmente, così come accade per tutti gli altri vaccini fino ad oggi in commercio, sono necessarie due dosi, che vengono somministrate a distanza di 21 giorni l’una dall’altra. Per quanto riguarda la parte della pubblicazione scientifica, è stato pubblicato uno studio sulla nota rivista The Lancet.
L’articolo parla di una sperimentazione condotta su circa 20.000 volontari, di cui un quarto ha ricevuto il placebo, mentre a tutti gli altri è stato dato il vaccino. I risultati riportati mostrano che, in totale, solamente 16 soggetti hanno sviluppato la malattia in maniera sintomatica, pur avendo ricevuto il vaccino. Un dato pari allo 0,1%. Dunque un risultato chiaramente confortante e in linea con l’azione degli altri vaccini già approvati. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, questi si sono registrati, ma si tratta di eventi paragonabili a quelli degli altri vaccini. Per quanto riguarda il suo approdo in Italia, nonostante le pressioni degli ultimi giorni, è ancora prematuro esprimersi. Ovviamente il dibattito è aperto e, vista l’eccezionalità dell’evento e l’aumento dei casi di malattia anche tra i soggetti più giovani, è da valutare attentamente.
Tuttavia, non è da escludere che lo Sputnik V possa arrivare in Europa già nelle prossime settimane. Quindi potremmo avere un’ulteriore alleato che andrebbe ad unirsi nella lotta al Covid-19 ai candidati già approvati dalla nostra Agenzia europea per i farmaci.
Infine c’è da dire che la nostra regione spinge perché possiamo produrre direttamente il vaccino russo. Si tratta di una proposta che arriva dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Proprio l’assessore avanza la richiesta al Governo di valutare di produrre in Italia il vaccino russo. Sappiamo che D’Amato si è impegnato a prendere contatti con alcune aziende del polo farmaceutico e con le autorità russe. Mentre oggi il governo e in particolare il ministro per lo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti pensano di puntare a un polo produttivo nazionale. Idee che sono già in fase avanzata.
Insomma dobbiamo lavorare per avere quante più dosi di vaccino è possibile avere in tempi brevi. Solo così possiamo tentare una campagna di vaccinazione di massa e sperare di avere successo nel breve periodo. La strada è ancora lunga, ma quello del vaccino Sputnik è una idea sulla quale lavorare. Recentemente è anche arrivata la firma per l’accordo tra il fondo governativo russo e la società Adienne Pharma&Biotech. Sembra che l’accordo preveda la produzione del vaccino russo nello stabilimento di Caponago vicino a Monza. Ma dalla Regione Lombardia arriva la comunicazione che si tratta di un accordo tra privati. Per il momento lo Sputnik V non rientra nella strategia europea.
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