Un tuffo nel passato di Cassino con le foto di Ivo Sambucci

Un tuffo nel passato di Cassino con le foto di Ivo Sambucci
di autore Redazione - Pubblicato: 26-06-2021 00:00

IL FATTO - Inaugurata ieri la mostra in piazza Labriola: sarà possibile visitarla fino al 4 luglio gratuitamente. L'abate Ogliari: "Recuperare l’anima autentica della nostra Città, quella basata su una resilienza creativa e su valori e aspirazioni condivisi"

Inaugurata ieri nella Galleria di Piazza Labriola (sotto i portici cittadini) la mostra “Cassino e la Memoria”, patrocinata dal Comune di Cassino. Dal prezioso e ricco archivio fotografico di Ivo Sambucci sono state tratte delle foto storiche della Città e dell’Abbazia prima della distruzione del 1944, nella seconda guerra mondiale. L’allestimento della mostra è stato curato dall’arch. Giacomo Bianchi, mentre il tutto è stato coordinato da Leo Sambucci.

All’inaugurazione ha presenziato il sindaco, Enzo Salera, l’abate Dom Donato Ogliari, lo storico locale Emilio Pistilli e il presidente del Consiglio, Barbara Di Rollo. La mostra si potrà visitare gratuitamente fino al 4 luglio. Riportiamo, di seguito, le parole dell'abate Ogliari.

"Neppure un cassinate di recente adozione come il sottoscritto potrebbe rimanere emotivamente indifferente di fronte alla canzone “Vecchia Cassino”, nata dall’estro poetico di Gino Salveti e musicata dal maestro Donato Rivieccio. Nell’ascoltarla si è come catapultati istintivamente nel passato nel tentativo di immaginare come Montecassino e Cassino si offrissero allo sguardo, prima che la furia devastatrice dell’ultima guerra mondiale le radesse al suolo, rispettivamente il 15 febbraio e il 15 marzo 1944.

Dopo molti anni da quei drammatici avvenimenti vanno man mano scomparendo anche coloro che, avendovi vissuto e avendo conosciuto bene e l’una e l’altra, le conservavano profondamente impresse negli occhi della mente e in quelli del cuore. E assieme a costoro se ne va – ahimè – anche la vivida memoria di quel borgo che, abbarbicato ai piedi della Rocca Janula, si protendeva, come il delta lento e sonnacchioso di un fiume, nella pianura sottostante, dando mostra delle sue chiese e dei suoi edifici pubblici, dei suoi palazzi e delle sue umili case, delle sue piazze e dei suoi slarghi, delle sue strade e dei suoi vicoli, mentre l’inconfondibile silhouette della sua plurisecolare Abbazia, come madre provvida – dall’alto del “monte a cui Cassino è ne la costa” – vegliava su tutto e su tutti. Con gli anni che passano, inoltre, è inevitabile che vada appannandosi sempre più anche quella singolare geografia umana, pullulante di vita, che si accordava spontaneamente con un’eredità storica, culturale, civile e religiosa accumulata lungo i secoli.

Nondimeno, a rendere possibile una rivisitazione virtuale della città di Cassino nel suo aspetto pre-bellico ci vengono incontro le arti visive che, nel tempo, ne hanno cristallizzato profili e momenti di vita quotidiana. Soprattutto, è il materiale fotografico giunto fino a noi a consentirci di ricostruire quei luoghi con fedeltà. Lo dimostrano le trecento fotografie, provenienti dall’archivio personale di Ivo Sambucci, che compongono la mostra “Cassino e la memoria”. Grati per questa iniziativa, coltiviamo la speranza che l’aver messo a disposizione dei Cassinati queste fotografie possa contribuire ad arginare la decomposizione della memoria e a facilitarne la trasfusione nelle generazioni che si sono, nel frattempo, succedute.

Sarebbe, infatti, un vero peccato se la mostra si risolvesse in un mero e nostalgico amarcord. Se è vero che le fotografie sono delle finestre aperte sul passato, esse non dovrebbero, tuttavia, essere considerate come meri veicoli di informazioni volte ad accrescere la nostra conoscenza di una Cassino che non c’è più. Credo che esse dovrebbero prima di tutto invogliarci a ritrovare il suo genius loci, o la sua “anima”, quella della cui linfa vitale la storia civile, religiosa, sociale e culturale della nostra Città si è nutrita per secoli. Una città, infatti, non è solamente un luogo nel quale si abita, ma anche e soprattutto un modo di essere, radicato nel passato e proiettato nel futuro.

Mi si permetta allora di attingere all’etimologia del termine “fotografare”, che significa “scrivere con la luce” (dal greco φῶς, φωτός, luce, e γραϕία, grafia/scrittura), per esprimere l’auspicio che quella luce che ha consentito alle immagini della vecchia Cassino di restare impresse sulla lastra o sul rullino fotografico e di giungere fino a noi, possa raggiungere anche il nostro sguardo interiore e aiutarci a recuperare l’anima autentica della nostra Città, quella basata su una resilienza creativa e su valori e aspirazioni condivisi, nella ricerca del bene comune. Questo sì che sarebbe un segno di amore e di dedizione a questa nostra terra, al suo futuro e al futuro delle nuove generazioni.





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