ECONOMIA - Il 26 ottobre 2021, alla Camera di Commercio, è stato presentato uno studio sul tessuto imprenditoriale italiano, con un focus specifico su quello laziale. Ecco i risultati.
di Giulia Zaccardelli
Il 99% del tessuto imprenditoriale italiano è costituito da micro piccole e medie imprese (MPMI) - con non più di 250 dipendenti, ed un fatturato non superiore ai 50 milioni di euro annui - la loro presenza crea il 78,6% dei posti di lavoro nel mercato italiano. Le stesse stime valgono per il mercato laziale.
Nonostante ciò, le MPMI hanno un accesso molto ridotto alle gare pubbliche.
È il dato che emerge dallo studio "Appalti per MPMI 4.0", condotto da Piccola Industria in collaborazione con l'Università di Roma Tor Vergata e la Fondazione Promo P.A.; è il frutto del progetto realizzato dalle associazioni di categoria Unindustria Unione degli Industriali e delle Imprese Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, CNA (Confederazione nazionale dell'artigianato) Lazio, Confesercenti Lazio e Confcommercio Lazio.
L'obiettivo comune è analizzare il tessuto economico e imprenditoriale nazionale e laziale, al fine di trovare soluzioni pratiche e agevoli per permettere alle MPMI di stare nel mercato e produrre più ricchezza possibile.
Martedì 26 ottobre, al Tempio di Adriano alla Camera di Commercio di Roma, alla presenza del Presidente Lorenzo Tagliavanti, del Presidente del Comitato Piccola Industria Fausto Bianchi e del Presidente Unindustria Angelo Camilli, sono stati presentati i risultati dello studio. Ne emerge un quadro allarmante: solo il 14% delle MPMI ha accesso alle gare pubbliche per un valore tra 1 e 5 milioni di euro; per gli appalti al di sotto dei 40.000 euro le imprese che accedono aumentano fino all'83%. Questo significa che le MPMI sono meno competitive all'aumentare del valore delle gare pubbliche alle quali partecipano.
Questi dati sono preoccupanti perchè tali imprese rischiano di essere fatte fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Eccessiva burocrazia, ostacoli all'accesso al credito bancario, lentezza dei pagamenti della PA, requisiti di gara sproporzionati rispetto alle qualità delle MPMI, tempi ridotti per preparare i documenti di gara, e difficoltà a reperire informazioni sulle gare stesse: questi gli elementi che sbarrano l'accesso delle imprese al mercato.
Nello studio vengono avanzate proposte per intervenire in modo efficace: incentivi alla collaborazione tra le imprese, riduzione dei tempi di pagamento da parte della PA, digitalizzazione del processo di partecipazione.
Un'altra soluzione, da combinare con quelle precedenti, è confrontare tra loro diversi modelli imprenditoriali vincenti, per creare un vero e proprio indicatore di stress delle imprese; a questo strumento il compito di individuare debolezze nelle gare pubbliche, per proporre eventuali correttivi che agevolino l'accesso al mercato.
I risultati verranno poi resi noti dalla Pubblica Amministrazione attraverso un piano di comunicazione che si avvarrà sia dell'incontro diretto - convegni, conferenze - sia delle piattaforme digitali online.
Sarà fondamentale poi un momento di confronto tra PA e imprenditori, per generare un dialogo competitivo, elemento centrale del Nuovo Codice degli Appalti. Capitolati di gara conformi alle esigenze delle MPMI e condizioni di partecipazioni più agevoli: sono evidenti i benefici che ne trarrebbero entrambe le parti in gioco.
Una maggiore solidità economica delle MPMI e l'autonomia dalle grandi aziende determinerebbe, per queste imprese, una presenza più diretta sul mercato, maggiore libertà progettuale e di innovazione, essendo le dirette interpreti delle esigenze dell'economia.
A beneficiarne sarebbe, inevitabilmente, tutto il mercato nazionale, che altrimenti sarebbe privato della principale fonte di assunzioni e di guadagno.
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