SINDACALE - Il monito della Fiom-Cgil di Frosinone e Latina dopo l'incidente di ieri alla Tiberina che ha visto il ferimento di un operaio di una ditta esterna: "Bisogna arrivare alla definizione di un codice degli appalti per impedire il massimo ribasso e la logica della semplificazione che interviene sul costo del lavoro smantellando regole e diritti"
"Non è più tollerabile l’utilizzo delle parole “incidente” e “fatalità” rispetto agli infortuni sul lavoro in quanto, a nostro avviso, ci sono chiare e precise responsabilità dovute sia alle politiche neoliberiste che imperano nel mercato del lavoro sia all’ assoluta mancanza di misure e provvedimenti concreti da parte del Governo, rispetto alla tutela della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro".
Il monito arriva dalla Fiom-Cgil di Frosinone e Latina all'indomani dell'incidente che si è verificato alla Tiberina, una delle fabbriche più grandi e importanti dell'indotto Stellantis di Cassino.
Spiegano i vertici provinciali del sindacato: "Non è più sopportabile che il tema della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro sia affrontato dalle aziende come un costo da abbattere noi rivendichiamo invece investimenti a tutela della vita delle persone! Ieri mattina si è consumato l’ennesimo infortunio grave sul lavoro all’interno della Tiberina Cassino a danno di un lavoratore impiegato in una ditta in appalto, proprio rispetto a questo tema è necessario arrivare alla definizione di un codice degli appalti per impedire il massimo ribasso e la logica della semplificazione che interviene sul costo del lavoro smantellando regole e diritti, fino ad arrivare all’esclusione dalle gare di appalto di tutte quelle aziende appaltanti che non rispettano le norme di sicurezza.
L'Italia è “l'unico paese in Europa che non ha mai avuto una strategia rispetto alla Salute e alla Sicurezza.
In questi ultimi dieci anni “la dimensione della strage di lavoratori e lavoratrici è stata di oltre 17.000 persone
Per noi non è più rinviabile la definizione di politiche di prevenzione da attuare, occorrono le risorse da impiegare, le sinergie da creare, gli obiettivi da raggiungere e i sistemi di valutazione di percorso e di risultato in modo da poter tracciare nel perimetro temporaneo della strategia piani e programmi annuali di interventi mirati”.
Per far questo è necessario un coordinamento tra tutte le forze in campo, “gli enti preposti e le parti sociali a sostegno”,è necessario che il sistema istituzionale della salute e sicurezza sul lavoro sia potenziato nel suo complesso, anche prevedendo l'applicazione integrale e senza eccezioni da parte delle Regioni dell'articolo 13, cioè l'utilizzo dei proventi delle sanzioni per un'efficace azione di prevenzione
Vigilanza sui luoghi di lavoro “attraverso una più chiara attribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, superando farraginosità e disorganizzazione e affermando finalmente un giusto coordinamento dell'attività ispettiva. In quest'ottica sarebbe importante recuperare il ruolo delle parti sociali e favorire loro più alti livelli di partecipazione”.
Occorre poi “avviare una campagna di assunzioni di ispettori del lavoro e di medici del lavoro”, assunzioni di tecnici della prevenzione “che vadano a colmare i vuoti di organico determinatisi negli ultimi anni a causa del mancato turnover e che amplino l'efficacia e il raggio della vigilanza stessa e della prevenzione”. Per far questo servono “stanziamenti di risorse mirati e di livello sufficiente: non è accettabile non avere ispezioni e non garantire efficaci controlli per la carenza di personale nei diversi enti che ne sono deputati”.
Altro punto nodale, se si vuole davvero procedere con efficacia, è infine, “la necessità di affermare e realizzare l'esigibilità del diritto alla formazione sulla salute e sicurezza per tutti i lavoratori e le lavoratrici, superando i comportamenti elusivi delle azioni che sono la causa di molti infortuni sul lavoro e di molte malattie professionali e anche, finalmente, il noto fenomeno degli accadimenti nefasti nelle prime ore di lavoro dopo l'assunzione”; quest’ultimo fenomeno è infatti il segno evidente “della poca conoscenza da parte delle persone dei rischi potenziali e delle relative procedure di sicurezza, in un paese dove il lavoro nero e grigio continua a rappresentare una realtà purtroppo importante e diffusa”.
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