RUBRICHE - Vanessa Carnevale torna in grande stile parlando della mitica Lidia Poët, protagonista della nuova serie Netflix con Matilda De Angelis, la quale è stata la prima donna Avvocato d’Italia, nonché una delle prime donne a laurearsi in Giurisprudenza, nonostante la disapprovazione dettata dal periodo storico circa l’emancipazione della figura femminile
di Vanessa Carnevale
Cari lettrici e cari lettori all’ascolto, so benissimo di essere mancata già da un po’ di settimane e che avete chiesto sul mio conto in ogni dove (mangio pane e sarcasmo, tutto regolarmente prescritto dal nutrizionista eh!) e proprio per questo ho deciso di farmi perdonare scrivendo sul conto di una certa Lidia Poët, qualcuno di voi la conosce già? Se la risposta è affermativa vi proibisco di spoilerare… mi raccomando!
Fino a qualche giorno fa ignoravo l’esistenza di questa donna finché una mattina, scesa dal bus, si è palesato un cartellone davanti ai miei occhi, con raffigurata la mitica Matilda De Angelis con degli abiti inconsueti per l’epoca corrente. Spinta da una curiosità genuina e repentina ho preso il cellulare e cercato su internet delle informazioni circa questa serie Netflix che trovava coinvolta la De Angelis e da li in poi ho avuto “il piacere” di conoscere questa donna straordinaria da lei interpretata…a mio dire una vera FEMMINISTA!
Lidia Poët è stata la prima donna Avvocato d’Italia, nonché una delle prime donne a laurearsi in Giurisprudenza, nonostante la disapprovazione dettata dal periodo storico circa l’emancipazione della figura femminile. Difatti la Corte d’Appello affermava con convinzione che “l’avvocheria è un ufficio esercitabile soltanto da maschi e nel quale non devono immischiarsi le femmine”. Anzi, al contrario “sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene osservare”.
E ancora “L’avvocato non è un mestiere per donne, quelle oneste le quali, invece, se lo fosse, sarebbero costrette a trattare anche argomenti che gli uomini stessi non potrebbero trattare in presenza delle donne.” E poi, la donna avvocato andrebbe ad influire sulla serietà stessa dei giudizi per il sol fatto di come si veste o come si acconcia i capelli “se si vedessero talvolta la toga o il tocco dell’avvocato sovrapposti ad abbigliamenti strani e bizzarri che non di rado la moda impone alle donne e ad acconciature non meno bizzarre”.
La nostra Lidia però non si arrende e di fronte ad uno scenario giuridico volto ad escludere le donne dall’avvocatura, etichettate come particolarmente vulnerabili ed inferiori agli uomini, a 65 anni riesce a diventare un’Avvocata! Fu la prima in Italia!
“Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni e
a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi quelli che implicano poteri pubblici
giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengano alla difesa
militare dello Stato”.
-La serie Netflix affronta tutti questi minuziosi passaggi della vita di Lidia, rendendola ai nostri occhi un personaggio interessante, acuto e pungente laddove c’è necessità di esserlo. Un grande esempio di audacia, fermezza nelle proprie decisioni, caparbietà e sicurezza di sé e dei propri obiettivi. Per me una preziosa insegnante di vita…grazie Lidia e grazie Matilda per essere la sua degna “interprete” … Bravissime!
(Ps. Come da statistiche riportate attualmente in Italia, le donne avvocato sono il 48% con un costante aumento negli ultimi anni.)
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