In un momento come questo, segnato dal conflitto tra palestinesi e israeliti, è di cruciale importanza riflettere profondamente sull'uso del termine "guerra". Tuttavia, ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza va oltre il concetto di guerra. La situazione richiama alla mente l'orribile parola "sterminio". Non possiamo ignorare la dura realtà: ciò che vediamo sono atti che, sebbene camuffati dal significato generico del termine "guerra", sono, nell'atto pratico, atti di sterminio.
In questo contesto, non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle inenarrabili stragi perpetrate da Hamas all'inizio di questo conflitto. Hamas, un'organizzazione riconosciuta a livello internazionale come terrorista, ha deliberatamente lanciato attacchi indiscriminati contro civili, incluso il lancio di razzi su centri abitati israeliani. Questi atti di violenza hanno causato sofferenze inimmaginabili tra le persone coinvolte, siano esse israeliane o palestinesi.
Dobbiamo essere chiari nel condannare questi atti barbari e insensati. Non vi è alcuna giustificazione possibile per tali azioni, indipendentemente dalla parte coinvolta. Questi atti di terrore non solo minano qualsiasi possibilità di risolvere il conflitto in modo pacifico, ma mettono anche in discussione la stessa essenza dell'umanità.
La comunità internazionale deve condannare senza riserve tali atti e lavorare instancabilmente per porre fine a questa spirale di violenza. La pace in questa regione martoriata è possibile solo se tutte le parti coinvolte si impegnano a porre fine a queste azioni barbariche e cercano una soluzione che rispetti i diritti umani e la dignità di tutte le persone coinvolte.
La decisione di avviare le ostilità proprio il giorno 11, del mese di ottobre, a mio avviso, non è stata casuale. Questa data ci riporta indietro nel tempo, richiamando alla mente gli orrori di quel tragico giorno 11 del mese di settembre 2001, quando si verificò l'attacco alle torri gemelle di New York. Le dettagliate narrazioni degli eventi da parte dei cronisti sul campo ci spingono a esplorare un'ulteriore dimensione: “lo sterminio". Ciò ci porta a superare il concetto di guerra e a riflettere sull'essenza umana, trascendendo i confini geografici e politici.
Infatti, quando una vita innocente viene spezzata, non possiamo considerare l'appartenenza a un gruppo specifico o a una fazione contrapposta. Dobbiamo riconoscere la sofferenza, la paura e il dolore che coinvolgono il semplice fatto di essere esseri umani. Lo sterminio non riguarda la vittoria o la sconfitta in una guerra; esso è una negazione dell'umanità stessa. Quando uno Stato colpisce indiscriminatamente un popolo per punire un'azione specifica, si sacrifica l'innocenza di chi viene coinvolto sull'altare dell'odio. Non si tratta più di un conflitto tra fazioni, ma di un attacco diretto all'umanità di ogni individuo coinvolto.
Questo concetto assume una valenza ancora più oscura quando ci soffermiamo sul destino dei bambini. Il loro futuro viene cancellato, la speranza svanisce e l'odio perpetua il ciclo di violenza. L'eliminazione dei bambini è una chiara dimostrazione dell'intenzione non solo di annientare un popolo, ma anche di sopprimere qualsiasi possibilità di riconciliazione e coesistenza futura.
La situazione a Gaza è una testimonianza di azioni che vanno oltre la guerra. Si tratta di un tentativo di sterminio, un atto di violenza estrema che deve essere condannato senza riserve, indipendentemente dalla parte coinvolta. Le regole e le norme che disciplinano la guerra sono state ignorate, mettendo in discussione l'essenza stessa dell'umanità. Non si tratta di combattere contro un nemico, ma di cercare di cancellare ogni traccia dell'umanità all'interno di un obiettivo. L'obiettivo non è la vittoria, ma la completa eliminazione.
In mezzo a un conflitto tra palestinesi e israeliti, dobbiamo abbracciare l'umanità che ci unisce e cercare un cammino verso la pace che vada oltre le divisioni etniche e religiose. Solo attraverso la compassione, la tolleranza e la giustizia possiamo sperare di porre fine a questa spirale di violenza e disperazione.
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