Politica - Sono passati quattro anni ed in questi giorni da più parti ancora si parla della caduta dell’Amministrazione di centrodestra guidata da Carlo Maria D’Alessandro, qualcuno ha proposto nuovamente il nome dell'ex sindaco per guidare oggi la coalizione. Un inedito Lello Valente ci racconta fatti e cose mai sapute prima: dal mancato rispetto dell'accordo pre elettorale passando per la nomina dei cacciatori alla Lega definita "il cancro dell'amministrazione". Il futuro? "Il rimescolamento delle sigle non cambia il quadro fin quando non cambiano le persone dietro quelle sigle"
Sono passati quattro anni ed in questi giorni da più parti ancora si parla della caduta dell’Amministrazione di centrodestra guidata da Carlo Maria D’Alessandro. Diverse giustificazioni, spesso contrastanti e spesso incongruenti. Ha destato il nostro interesse una ricostruzione totalmente diversa con notizie inedite ed un documento del quale mai nessuno ne aveva parlato prima che spiega come quell’amministrazione sia nata già su un presupposto sbagliato. Un inedito Lello Valente ci racconta fatti e cose mai sapute prima.
Son passati quattro anni ma ancora persistono rancori nel centrodestra per la caduta dell’Amministrazione D’Alessandro.
"Guardi, capisco che ognuno dice un pezzo di verità ma io le cito date, documenti e nomi. Iniziamo da prima ancora della campagna elettorale quando Carmelo Palombo e Robertino Marsella avevano formato una lista civica denominata “laboratorio civico”, avevano già quasi stretto l’alleanza con il candidato sindaco del centrosinistra Francesco Mosillo. Fui invitato ad una cena al ristorante Mammassunta, presenti Claudio Lena e Franco Barbato che rappresentava lo schieramento di Mosillo. Dopo quella cena, insieme a Lena, convinsi Palombo a non schierarsi con la sinistra perché avrebbe perso di credibilità per uno che era stato candidato sindaco con il centrodestra".
Quindi è stato lei a veicolarlo verso D’Alessandro?
"Diciamo che li feci ragionare sul fatto che in una piccola città un passaggio del genere non sarebbe stato ben compreso. Leggendo i numeri senza quella lista D’Alessandro non avrebbe raggiunto il ballottaggio per poi vincerlo".
Dal Laboratorio Civico in Noi con Salvini.
"E’ stata una scelta solo di Marsella e Palombo che non condivisi, era solo una sigla vuota che andava riempita, e così si ritrovarono in quella lista. Ma prima di entrare in quella lista, in data 11 aprile 2016 ci fu un incontro per sancire l’alleanza tra il “laboratorio civico” ed il candidato D’Alessandro. Fu preparato un documento che prevedeva una serie di punti sui quali si fondava l’accordo. Documento firmato dal candidato D’Alessandro, da Marsella e da Palombo. Nel documento D’Alessandro si impegnava a rispettare una serie di condizioni, tra le quali si prevedeva per Palombo la nomina a Presidente del Consiglio comunale, e la condivisione per le nomine dei dirigenti ed una rinnovata governance per il Cosilam".
Quindi l’accordo non prevedeva l’assessorato per Palombo?
"Esattamente! Palombo aveva già da allora mostrato titubanze perché troppo impegnato nello studio medico, invece la Presidenza del Consiglio gli avrebbe consentito di svolgere al meglio le due funzioni".
Però quell’accordo non fu rispettato.
"Non mi piace utilizzare la parola tradimento ma l’amministrazione nacque sul mancato rispetto di un patto sottoscritto. Partì la strategia da parte di Forza Italia per “convincere” Palombo a rinunciare alla Presidenza per abbracciare il ruolo politico di vicesindaco. Io ero fermamente contrario a questa ipotesi ma non fui ascoltato da Palombo; se fosse stato rispettato quell’accordo l’esperienza D’Alessandro starebbe ancora in piedi. Sul metodo di rinnovo del Cosilam meglio stendere un velo pietoso, fu adottato il sistema esattamente opposto a quanto pattuito e sottoscritto".
Di questo accordo è il primo a parlarne.
"Fu firmato alla mia presenza, con Palombo, Marsella e D’Alessandro. E fu proprio questo mancato rispetto dell’accordo sottoscritto che gettò il seme della discordia tra l’assessore Benedetto Leone e Carmelo Palombo, perché il ruolo di vice sindaco era stato promesso proprio a Benedetto Leone che aveva organizzato una lista che era arrivata solo dietro a Forza Italia. Ma che la carica di vice sindaco fosse stata promessa all’assessore Lone si è saputo solo molto tempo dopo".
Altra notizia che nessuno ci ha mai detto.
"Il seme della discordia germogliò molto presto, perchè Carmelo Palombo da vice sindaco ed assessore alla Sicurezza non aveva nemmeno un applicato di segreteria che potesse scrivere una lettera e l’assessore al Personale era proprio Benedetto Leone che si sentiva defraudato nelle proprie ambizioni , se ne è sempre ben guardato da colmare questa carenza, nonostante le ripetute richieste".
Si dice che tutto si è scatenato con la candidatura di Palombo alle regionali in contrasto con Ciacciarelli.
"Altra bugia. Palombo fece carriera nella Lega e divenne commissario provinciale, in quanto massimo responsabile provinciale fu costretto a candidarsi alle regionali nella lista Lega, non avrebbe mai potuto farne a meno. Qualche scaramuccia in campagna elettorale succede sempre ma niente di rilevante nell’amministrazione D’Alessandro, anche perché il risultato eclatante delle politiche nel nostro collegio aveva tramortito quasi tutto il centrodestra".
Allora quale fu il motivo?
"In realtà le dico che la Lega non è mai uscita dalla maggioranza, fu il sindaco D’Alessandro che incautamente ad Aprile del 2018 azzerò la Giunta, spinto da chi lo rassicurava su numeri certi e sul fatto che uno dei due Consiglieri della Lega avrebbe abbandonato il partito per divenire un civico a sostegno della nuova Giunta. L’obiettivo era quello di isolare Palombo e metterlo fuori dalla Giunta. Con questa fantastica rassicurazione il povero D’Alessandro cadde nel tranello ed azzerò la Giunta comunale. Per non riuscirla mai più a ricomporre".
E perché questa prova di forza?
"Per una fesseria totale e di poco conto. Il Comune di Cassino doveva nominare quattro cacciatori all’interno di una commissione provinciale, Robertino Marsella chiese che uno dei quattro fosse indicato dalla Lega, mentre D’Alessandro mostrava un certo imbarazzo per aver promesso al Consigliere Ranaldi la nomina di tutti e quattro i cacciatori, ma apriva la porta alla possibilità di trovare un accordo. Quando Marsella capì che si remava contro l’accordo chiese la riunione dei capigruppo che in gran parte erano d’accordo a lasciare alla Lega uno dei quattro nominativi. A questo punto D’Alessandro spinto da qualcuno decise di azzerare la Giunta volendo dimostrare una forza che in realtà non aveva".
Solo per questo motivo?
"Questo è stato solo l’ultimo dei motivi, ce ne sono ancora due molto più consistenti che avevano già destabilizzato il rapporto politico tra la Lega e la maggioranza, in particolare Forza Italia . Il primo riguardava un accordo che la Lega fece per le elezioni provinciali, accordo che prevedeva il voto in favore del Sindaco di Pontecorvo in quota Forza Italia, in cambio il Consigliere della Lega Monticchio sarebbe stato nominato nel CDA del Consorzio dei servizi sociali. Il Sindaco di Pontecorvo grazie a quei voti fu eletto Consigliere provinciale ma l’accordo fu clamorosamente disatteso, ma non dal Sindaco, ma da chi guidava Forza Italia. Poi ci fu un secondo elemento di forte frizione, ovvero la nomina dell’Architetto Giancarlo Antonelli quale dirigente di un vastissimo settore che andava dai Lavori Pubblici, all’Urbanistica, Ambiente, Manutenzione etc. Nomina non concordata con nessuno della maggioranza. Nonostante tutto e nonostante i mugugni, la Lega continuava ancora a votare a favore della maggioranza".
La Lega non rientrò più in Giunta, come mai?
"Guardi sono stato diretto spettatore di tre incontri con D’Alessandro e Palombo; in due di questi incontri D’Alessandro fu invitato a fare il Sindaco in prima persona e non per interposta persona e Palombo non chiese nulla se non che mostrasse autonomia. Dopo uno di questi incontri il Sindaco pubblicò un articolo nel quale ringraziava la Lega ed in particolare il Dott. Palombo per la collaborazione e la lealtà. Il terzo incontro fu nello studio dell’Avv. Vicenzo Marrone, era il 26 dicembre del 2018. Concordammo il rientro in Giunta di Carmelo Palombo con la delega a vice sindaco ed assessore ai Lavori Pubblicio e Manutenzione, in quell’incontro fu anche ribadito la volontà di lasciare le deleghe esterne sia della Manutenzione che dell’Ambiente. Sembrava cosa fatta ed accordo chiuso con grande soddisfazione politica per la Lega, per Palombo e per D’Alessandro. Fu posta una sola condizione: che la maggioranza rimanesse compatta e non favorisse la fuoriuscita di un paio di Consiglieri di Forza Italia che mostravano dei malumori".
Invece cosa successe?
"Successe che si palesò ancora una volta la strategia di chi voleva a tutti i costi lasciare la Lega fuori dalla maggioranza. Successe che, appena saputo dell’accordo raggiunto, l’assessore Benedetto Leone uscì sulla stampa con una durissima dichiarazione contro il capogruppo della Lega definendo la Lega come il “cancro di questa maggioranza”. Fu la pietra tombale dell’Amministrazione di centrodestra".
Possibile che non ci sono altre motivazioni?
"Guardi io non avevo alcun ruolo politico nella Lega ma l’amicizia con Palombo e Marsella mi coinvolgeva dando loro dei consigli, spesso inascoltati, ma ho sempre pensato fossero dei consigli di buon senso. Dopo la clamorosa sconfitta di Abbruzzese nelle elezioni politiche del 2018 il clima divenne ancora più pesante come se non fosse stato eletto per il boicottaggio all’interno dell’Amministrazione, la delusione fu talmente grande che coinvolse l’intera amministrazione e questo appesantì ancora di più il clima già di per sé abbastanza agitato. Aggiungo che ogni qualvolta si riusciva ad intraprendere un percorso di riappacificazione era inevitabile l’attacco sulla stampa contro la Lega sempre da parte degli stessi".
Da parte del Sindaco?
No, il povero D’Alessandro non aveva né la cattiveria necessaria nè l’astuzia politica per capire cosa gli stavano preparando intorno, era diventato un inconsapevole strumento di lotta nelle mani di altri".
Nonostante la Lega fosse fuori dalla Giunta continuò a votare a favore di D’Alessandro.
"Dice una cosa verissima. La Lega fu messa fuori dalla Giunta ma votò in Consiglio sempre in modo favorevole alle proposte del Sindaco D’Alessandro, anche sul dissesto che fu una scelta dura ma necessaria ed anche sulla rigenerazione urbana, a differenza di altri Consiglieri di maggioranza che boicottarono quella scelta..."
Se ben ricordo lei sulla stampa locale si dimostrò nettamente contrario alla caduta di quella Amministrazione.
"Io sono cresciuto nella DC dove mi hanno sempre insegnato che non si demolisce una casa se non ne hai pronta una nuova. Secondo me D’Alessandro è stato vittima di giochetti assurdi ai quali non ha saputo opporsi, gli hanno fatto fare cose che non voleva o sapeva fare, se avesse fatto solo il Sindaco senza trascinarlo in questi giochini, secondo me sarebbe stato un ottimo sindaco".
Che consiglio diede a Palombo?
"Lo stesso che ripeto ancora oggi, non si doveva far cadere D’Alessandro. Sono caduti tutti in un tranello teso da altri. Al tranello si sono aggiunti ordini meschini provenienti da uno sprovveduto responsabile regionale della Lega, tale Zicchieri, per regolare i conti tra la Lega e Forza Italia, anzi per dirla tutta volevano la morte politica di Abbruzzese. Discussi vibratamente con Carmelo Palombo, ma il mio consiglio rimase inascoltato, mi veniva ripetuto ogni volta che non si poteva rimanere insieme a chi aveva giudicato la Lega come il “cancro di quella amministrazione”.
Quindi mi sta dicendo che quell’articolo è stata la causa della caduta?
"C’era una strategia che dopo il 2018 si è man mano adeguata al cambiamento delle cose, prima Leone reclamava l’accordo preelettorale che prevedeva la carica di vice sindaco e poteva essere rispettato solo mantenendo fuori la Lega, poi dopo il 2018 divenne forte la spinta per mettere D’Alessandro in difficili condizioni politiche per poi poterne cercare di prenderne il posto. Infatti con la Lega fuori Leone divenne vice sindaco e con la caduta di D’Alessandro Abbruzzese si candidò alla sostituzione".
Però ci furono anche tre Consiglieri di Forza Italia che si dimisero.
"Anche loro caduti nella trappola, incauti esecutori di una strategia molto sottile contro D’Alessandro".
Non posso credere che D’Alessandro non abbia fatto nulla per recuperare la situazione.
"Mi risulta, ma non ne ho la certezza, che la mattina concordata per le dimissioni D’Alessandro era pronto ad incontrare i ribelli per disinnescare la minaccia delle dimissioni ma fu rassicurato che nulla sarebbe successo. Invece gli riferirono astutamente una falsità".
Ci ha fatto un quadro molto diverso da quello che fino ad oggi circolava in città.
"Guardi ho solo citato fatti incontrovertibili, se avesse la pazienza di leggere la stampa dell’epoca troverebbe riscontro di tutto ciò. Potrei sostenere queste cose al cospetto di chiunque, potrei aggiungere ancora altri particolari, se necessario. Le aggiungo anche un altro fatto che molti omettono di ricordare. Prima delle dimissioni dei Consiglieri il Sindaco il 18 febbario alle 8,30 del mattino depositò al protocollo del Comune il secondo azzeramento della Giunta. Qualche giorno prima lo stesso sindaco rassegnò le proprie di dimissioni, solo in seguito ritirate. Poi nella tarda mattinata le dimissioni dei Consiglieri posero fine a quella esperienza. Le situazioni complicate che si erano generate dopo la sconfitta 2018 erano non gestibili da un Sindaco che non conosceva le dinamiche della politica, l’onesta, la capacità e l’impegno non bastarono per gestire quel frullatori impazzito".
Però dell’accordo preelettorale mai nessuno ne aveva parlato, nemmeno il Sindaco.
"Se qualcuno dovesse dubitare, conservo ancora una copia con le firme in calce".
Dalla ricostruzione si desume un Sindaco come una persona manovrata dal di fuori ed incapace di capire cosa gi stava succedendo intorno, ha pagato anche colpe non sue.
"Non si tratta di incapacità, quando ti fidi ciecamente di una o più persone ti affidi completamente e non alzi la barriera dell’attenzione. Dico sempre che bisogna conoscere la politica perché è la conoscenza che ti fa capire dove ti possono condurre alcune scelte che solo all’apparenza possono sembrare insignificanti. In effetti D’Alessandro ha pagato colpe non sue, lui ha la culpa in vigilando ma aveva anche molti problemi amministrativi da risolvere, incluso il dissesto".
Un' ultima curiosità, come mai D’Alessandro non venne ricandidato?
"Risposta elementare, si erano poste tutte le condizioni per farlo cadere al fine di sostituirlo! La politica ha una logica quando non ci sono sotterfugi e giochetti perversi, la logica avrebbe dovuto indurre Forza Italia e l’intero centrodestra a fare quadrato intorno ad un proprio sindaco che aveva ben operato mettendo fuori i cinque Consiglieri che lo avevano sfiduciato e ripresentarsi al cospetto degli elettori. Questa è logica, non è alta strategia politica. Le ricordo un ultimo episodio per confermare la strategia di isolamento su D’Alessandro, il primo a lasciare la Giunta prima della caduta fu proprio l’assessore Benedetto Leone. Sulla stampa locale fu descritto come il segnale che si preparava a candidarsi come sindaco in alternativa a D’Alessandro, poi anche lui fu accantonato da chi aveva il medesimo obiettivo dopo la sconfitta del 2018. Con il senno del poi forse anche Leone è stato un inconsapevole attore per la destabilizzazione di D’Alessandro".
Dopo questa ricostruzione, oggi quale futuro può avere il centrodestra di Cassino?
"Non mi sono ancora attrezzato con il pendolo e la palla di vetro, ma noto ancora troppa acredine e nessuno fa una ricostruzione razionale della caduta di D’Alessandro. Tutti hanno delle responsabilità, tutti, nessuno escluso, anche quei Consiglieri che sono sempre rimasti silenti ed avevano capito che si stava logorando la compattezza della maggioranza, tutti silenti ed ignavi, speranzosi che qualcuno tirasse fuori dal cilindro la soluzione magica. Oggi o si riesce a metabolizzare quella fase, si elabora il lutto e si va avanti, in caso contrario vedo difficile che il centrodestra possa marciare unito. Il rimescolamento delle sigle non cambia il quadro fin quando non cambiano le persone dietro quelle sigle. Questa mancanza di unità non danneggia solo il centrodestra ma un intero territorio intorno a Cassino perché si dovrebbe approfittare di una favorevolissima congiuntura e poter contare sul Governo regionale e nazionale di centrodestra che potrebbero dirottare su questo territorio importanti risorse per lo sviluppo e l’occupazione".
Qualcuno al tavolo del centrodestra ha riproposto il nome di D’Alessandro. Come potrebbe giustificare una sua candidatura con chi lo ha sfiduciato?
"Non sono a conoscenza di questa proposta ma un grande senatore democristiano mi diceva sempre che il nemico di oggi è l’amico di domani e viceversa. Le ricordo un fatto eclatante per confermare l’insegnamento del senatore dc: il patto delle sardine del 22 dicembre del 1994 tra D’Alema e Bossi. In quella cena Bossi tradì Berlusconi facendo cadere un Governo che aveva appena vinto le elezioni, e D’Alema definì la Lega una costola della sinistra. Tutti sanno poi come è andata a finire: Bossi è stato il più fedele alleato di Berlusconi. Al di là di tutto ho sempre pensato che in qualunque consesso sia necessaria una buona dose di lealtà e di sano e consapevole coraggio".
Ha fatto una ricostruzione che mi induce a pensare che i fatti siano completamente diversi da quanto fino ad oggi in nostra conoscenza. Ho sempre pensato che D’Alessandro fosse caduto per una congiura di cinque Consiglieri comunali.
"Io ho sempre sostenuto che i cinque Consiglieri firmatari delle dimissioni fossero attori inconsapevoli di una strategia che li ha solo utilizzati, una strategia che prevedeva dopo il 2018 la sostituzione di D’Alessandro. Un delitto perfetto con un mandante uscito con la mani pulite. Se i cinque Consiglieri avessero mai pensato di essere stati attori protagonisti di quella scelta si sbagliano, ho sempre sostenuto che sono solo stati degli incauti al servizio di una strategia che li ha utilizzati".
Riappacificazione possibile nel centrodestra?
"Non lo so, non si tratta di politica, dipende molto dai diversi caratteri degli attori, ognuno si sente nella ragione, questo è il vero problema".