Cronaca - Imponente spiegamento di forze dell'ordine sin dalle prime luci dell'alba, in prima linea anche gli agenti della polizia locale. Subito dopo la guerra, Cassino era piena di questi antidiluviani punti vendita, ne sorgevano due addirittura sull'attuale corso della Repubblica. Con l'urbanizzazione e la ricostruzione della città, ne sono rimaste poche. Oggi l'atto finale
Blitz questa mattina all'alba di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani. Nel mirino delle forze dell'ordine, le baracche su via Di Biasio a Cassino che vendevano frutta, fiori ed altre mercanzie. Era ancora buio, quando il gruppo interforze coordinato dal dottor Genovese della Prefettura di Frosinone è approdato nella Città Martire.
Le forze dell'ordine hanno dato esecuzione ad un'ordinanza della magistratura di Cassino che imponeva ai commercianti di togliere immediatamente la merce e di smontare le strutture in alluminio che da tempo avevano preso il posto delle baracche di legno. Gli operatori commerciali hanno provato ad opporsi al decreto dei magistrati cassinati rivolgendosi al tribunale della libertà che proprio la settimana scorsa ha rigettato il ricorso dell'avvocato Claudio Persechino del foro di Cassino, a cui i commercianti si sono affidati.
Lo sgombero, per ora solo della merce in vendita, si è svolto senza incidenti. Strada chiusa, mercato settimanale in corso e traffico impazzito.
Fin qua la cronaca dell'operazione. Le baracche sorgono subito dopo la guerra, Cassino era piena di questi antidiluviani punti vendita, ne sorgevano due addirittura sull'attuale corso della Repubblica. Con l'urbanizzazione e la ricostruzione della città, le baracche rimanevano solo sul Colosseo, e poi in via Molise per la frutta, e su lungo fiume Madonna di Loreto.
Le ultime due baracche, sono state smontate direttamente dai loro ex proprietari, e rimanevano solo quelle in via Di Biasio. Da oltre 70 anni erano li. Sono passate di padre in figlio ma, hanno resistito a tutti i tipi di intemperie, hanno visto decine di amministrazioni comunali ma loro, le "barracc" come le chiamano i cassinati, sono rimaste sempre al loro posto. Il primo sindaco che, sollecitato dalla magistratura cassinate, ha provato a toglierle è stato Bruno Scittarelli ma, senza risultati, se non lo spostamento di una baracca che stava davanti la chiesa di San Pietro, qualche metro più avanti. Ci ha riprovato Giuseppe Golini Petrarcone ma, anche in questo caso, tra carte da bollo, ricorsi e controricorsi non si è arrivati a nulla.
Un ulteriore input c'è stato dal suo successore, Carlo Maria D'Alessandro, in questo caso, proteste e ricorsi, e le baracche sempre al loro posto, qualcuna chiusa, con le mercanzie davanti, qualcuna aperta. Fino ad oggi, con l'intervento diretto della magistratura che ha messo un punto all'annosa questione.
Almeno per ora. La cosa ha come al solito diviso la città in due, per qualcuno andava fatto anche prima, per altri, bisognava perlomeno provare a dare un'altra sistemazione a queste bancarelle divenute storiche loro malgrado. Qualcuno ha osservato che, da oggi avremo a Cassino qualche disoccupato in più. Dura lex sed lex.
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