Racconti e Poesie - Oggi Francesca Messina ospita il racconto di Benedetto Di Paola di Rocca d'Evandro
L’alba della TV … nei paesi e nei borghi
Fine Anni Cinquanta – inizio Anni Sessanta.
Lentamente, a passo di lumaca, la Tv raggiunse perfino i paesi e i borghi più sperduti.
Arrivò anche a Sant’Ambrogio sul Garigliano, una processione di case lungo la strada sul crinale della collina, dove i ‘roccavandresi’ campagnoli si recavano a messa la domenica e le feste comandate, per le spesucce settimanali da ‘Maria Trèsa’ o per assistere al ‘grande spettacolo’ del ‘Circo Mezzometro e i suoi’, una squinternata famigliola di trapezisti-clown-saltimbanchi che si esibiva in piazza nelle serate estive.
Trovò dimora, la TV, dapprima in un localuccio che qualcuno cominciò a chiamare bar e, tra lo stupore e la curiosità dei paesani, s’appollaiò, come un pappagallo sul trespolo, su una mensola a parete a un’altezza che obbligava gli spettatori a stare con il naso in su come d’estate a guardare le stelle cadenti. Spesso indossava, a mo’ di cappellino, una minuscola abatjour che diffondeva un barlume rossastro su quel quadro metafisico di facce stralunate e di bocche spalancate e immote.
La sera uomini e donne di ogni età accorrevano da tutto il paese, dai borghi e dalle case sperdute di campagna a ‘vedere la televisione’ e si affollavano innanzi all’ingresso del bar affibbiando gomitate nelle costole dei vicini per farsi largo e per accaparrarsi un posto in prima fila.
-Chi vuole entrare, dieci lire! Sa, la Tv consuma la corrente – annunciava il gestore del locale fregandosi le mani dacché in cuor suo sapeva per certo che sarebbero entrati tutti … e che avrebbe racimolato quattro-cinquecento lire, almeno.
-Zitti! Mo’ fanno il giornale radio! – ordinava con aria saputa interrompendo il chiacchiericcio e i commenti sulle gambe lunghe delle gemelle Kessler … confondendo però il giornale radio con il telegiornale, quello con il globo terrestre infilzato in cima a un traliccio.
Dopo un po’ di tempo la TV giunse nella sala buona di chi aveva qualche lira che gli tracimava dalle tasche, incastonata in bella mostra nell’apposito mobile come un santo nella nicchia.
Così, a sere e a programmi stabiliti (‘Campanile sera’, ‘Lascia o raddoppia’, ‘L’amico del Giaguaro’, ‘Bonanza’, ‘Studio uno’, ‘Non è mai troppo tardi’, film western … ), dopo cena, allorché il tintinnio delle posate nei piatti si dileguava nella musichetta di ‘Carosello’ o nei bucolici arpeggi dell’’Intervallo’, a casa del malcapitato possessore della scatola magica si riversava una varia moltitudine di persone a riempire la stanza, sedute, in piedi, poggiate a una parete, stravaccate per ogni dove.
Ogni volta il padrone di casa componeva la faccia a maschera di contentezza, che per lui era un onore e un piacere tanta compagnia, diceva, … ma a ben scrutare si potevano scrutare un migliaio di diavoli sbuffanti che dall’alluce gli s’arrampicavano lungo il corpo su su fino alla cima dell’ultimo capello.
-Signori, è tardi! Mo’ non fanno più niente – diceva al termine della trasmissione.
Poi si alzava per dare il buon esempio, disinnescava l’ordigno e … buonanotte!
Al suo primo apparire la TV aprì il sipario su un mondo irreale e fantastico, come di fiabe antiche, e scompigliò l’equilibrio psicologico delle semplici menti contadine, avvezze per lo più alle elucubrazioni giornaliere su come racimolare il pane e il companatico.
Alcuni semplicemente non si chiedevano nemmeno come funzionasse quella scatola magica e misteriosa. Così era e basta! Altri invece si arrovellavano il cervello in mille supposizioni e lo strizzavano se mai distillasse una goccia di certezza sul come uomini e donne si potessero trasformare in omini e donnine così piccoli da stare comodi in quell’involucro di bachelite … e da dove entrassero … e dove andassero a dormire, a quell’ora. Un vero rebus, più ingarbugliato e impenetrabile del mistero di Dio uno e trino, lontana reminiscenza delle lezioni di catechismo.
Il testardo, che proprio non si faceva capace, s’affacciava dietro all’apparecchio e tastava con le mani per accertarsi se mai vi fosse qualche porticina ben nascosta. Nulla. Solo un cavetto bianco, troppo sottile perché vi potesse passare tanta gente e gli animali e le automobili e intere città per giunta.
A qualcun altro, a furia di cercare spiegazioni che sfuggivano proprio quando sembravano lì lì per essere acchiappate, capitò che il senno, uscito fuori dalla naturale dimora, prendesse la via del cavetto bianco e, attraverso i tentacoli dell’antenna, si dileguasse nell’aria, tra le nuvole …
Gradualmente la Tv entrò in ogni casa e stravolse il mondo delle antiche tradizioni. Per sempre.
Benedetto Di Paola (Rocca d'Evandro)
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