Politica - Dalle realtà nate nei beni confiscati alle tante iniziative volte alla legalità: parla il candidato della lista 'Salera sindaco' Walter Bianchi
L’attentato di Capaci fu un atto violento e intimidatorio nei confronti di ogni italiano. In quel triste 23 maggio del 1992 persero la vita, per mano mafiosa, donne e uomini che stavano compiendo il proprio lavoro, al servizio dello Stato e quindi di ognuno di noi. Oggi più che mai è necessario ricordarli al di là di ogni vuota retorica, partendo dall’impegno e dall’esempio che ognuna delle vittime innocenti offre a ciascuno di noi. Non è un caso che fu proprio Giovanni Falcone a dire che “gli uomini passano, le idee restano”. Un’affermazione di una verità disarmante, che ci carica di una responsabilità spesso dimenticata o, peggio, dimensionata in forma di delega. È necessario, al contrario, riproporre costantemente quelle idee e quei principi, in ogni progetto o iniziativa realizzati, specie quando i principali destinatari sono i giovani e giovanissimi. L’impegno politico, pensato nel cercare di perseguire il bene della polis, deve essere pertanto impostato su queste basi.
Negli anni ho avuto la possibilità di incontrare molti studenti, attivisti giovani e meno giovani, professionisti di settore e amministratori di enti pubblici e privati. Con molti di loro sono stati costruiti insieme percorsi di cittadinanza attiva, improntati sul confronto, sulla riflessione e sulla discussione. Interazioni da cui, in molti casi, è stato possibile dare forma concreta a teorie o a propositi condivisi. Dall’esperienza maturata è sempre più chiaro che ci sono contesti più pronti per realizzare buone prassi. Sono quelli in cui le energie propositive, di ogni portatore d’interesse locale, sono intercettate, apprezzate e raccolte in un lavoro sinergico e coeso.
Questo è quanto stato realizzato a Cassino, dal sindaco Salera e dalla sua amministrazione, che ha saputo svolgere in maniera attenta il ruolo di governance e dare l’opportunità di trasformare suggestivi propositi in splendide realtà. Esempi ne sono la casa rifugio, per donne vittime di violenza, o il Palazzo della Cultura. Realtà nate in beni confiscati, divenute luogo simbolo di legalità oltre che di partecipazione e di cittadinanza attiva. Una partecipazione che, per la natura del luogo, è palpabile soprattutto nel Palazzo della Cultura. Ormai punto di riferimento, d’incontro, di socializzazione e di scambio culturale, per la lungimiranza dell’amministrazione che ha saputo intercettare le energie del locale Terzo Settore, attivo e competente, e metterle a sistema, restituendo alla collettività un bene che oggi è di tutti.
Conferme sulla bontà del lavoro svolto a Cassino, si possono riscontrare nelle parole di Giovanni Falcone, secondo cui «perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere»
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