Unicas è solo medaglia di legno. C'è ben poco da festeggiare

Opinioni - Cassino per la storia dell’Università dovrebbe occupare stabilmente il primo o il secondo posto della graduatoria, dovrebbe contendersi il primato con Camerino; invece, è dietro alla Tuscia che è nata insieme all'Unicas e ci si rallegra che è davanti quella del Sannio che è nata solo nel 1998 venti anni il nostro ateneo

Unicas è solo medaglia di legno. C'è ben poco da festeggiare
di autore Lello Valente - Pubblicato: 25-07-2024 17:25 - Tempo di lettura 2 minuti

Si festeggia a prescindere, basta una graduatoria per festeggiare, fino ad oggi era un malvezzo riservato alla politica adesso anche l’Università di Cassino festeggia per un quarto posto molto deludente, considerato chi è avanti e chi indietro.
Cassino per la storia dell’Università dovrebbe occupare stabilmente il primo o il secondo posto della graduatoria, dovrebbe contendersi il primato con Camerino; invece, è dietro alla Tuscia che è nata insieme a quella di Cassino e ci si rallegra che è davanti quella del Sannio che è nata solo nel 1998 venti anni dopo quella di Cassino.


Una Università che troppo presuntuosamente si è sganciata dal contesto territoriale, prima nel CDA sedeva anche un rappresentante del Comune di Cassino, il rapporto era forte, e questo rapporto è stato alla base anche del rapporto con il mondo produttivo locale. Poi l’Università ha scelto di isolarsi, di non colloquiare più con il territorio finendo per fare delle scelte che economicamente non vanno nella direzione dello sviluppo del territorio.
L’Università di Bolzano ha istituito da diversi anni la facoltà di “Management del Turismo e degli Eventi” legando questa scelta al proprio territorio valorizzando in tal modo non solo le esperienze di studio ma legando queste esperienze allo sviluppo turistico. Il risultato è che il PIL del turismo nella Provincia di Bolzano è molto elevato e tra i più alti in Italia.


Invece l’esempio opposto di come una Università non si leghi al territorio l’abbiamo a Cassino. Tra Cassino, Aquino, Arpino, Minturno, Formia, Sperlonga, etc abbiamo un immenso patrimonio archeologico, e cosa fa la nostra Università? Chiude il corso di laurea magistrale in archeologia. Scelta del tutto irragionevole, e non si dica che mancano gli iscritti, bisogna investire per avere questi iscritti e considerando l’esosità delle tasse universitarie di Cassino un investimento del genere si poteva fare. Una scelta che andava coniugata con il territorio, con il Comune con la Regione Lazio e con la Sovrintendenza dei beni Culturali, presente a Cassino. 


Il Ministero dei Beni Culturali insieme al Ministero del Turismo sono alla ricerca di siti archeologici alternativi a Roma e L’Università di Cassino investe solo sui redditizi corsi per TFA. Va benissimo incassare cospicui proventi ma vanno anche investiti sul territorio attraverso corsi di laurea che poi creano posti di lavoro e ricchezza per il territorio.


Bisognerebbe ritornare ad una più stretta collaborazione tra Ateneo e territorio iniziando a rimettere nel CDA un rappresentante del Comune di Cassino. Non è la soluzione ma l’inizio di un percorso basato su una maggiore collaborazione tra Ateneo e territorio. 
Sarebbe auspicabile che l’Ufficio di Cassino della Sovrintendenza presentasse al Comune di Cassino ed all’Università l’elenco dei siti di pregio archeologico che abbiamo sul territorio per studiare anche soluzioni per valorizzare questi siti e per fornire al turismo un prodotto di pregio.





Articoli Correlati


cookie