Stellantis riaccende i motori ma spegne l'entusiasmo degli operai

Economia - Ieri mattina nuovamente in fabbrica dopo il lungo stop di 47 giorni. Lo sfogo amaro dei lavoratori: "Lo stipendio di agosto non è bastato neanche per per comprare i libri di scuola ai figli". Nubi all'orizzonte, il 30 settembre diverse aziende dell'indotto terminano gli ammortizzatori sociali. I sindacati pensano ad un'azione unitaria e si preparano all'incontro del 25 settembre con i sindaci del territorio

Stellantis riaccende i motori ma spegne l'entusiasmo degli operai
di Redazione - Pubblicato: 17-09-2024 12:06 - Tempo di lettura 3 minuti

Dopo un lungo stop di quasi due mesi, ieri mattina si sono riaperti i cancelli dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano. L’ultimo giorno di lavoro risale allo scorso 30 luglio; dal giorno successivo è partita una lunga serrata. Le tute rosse sarebbero dovute rientrare in fabbrica il 19 agosto, poi era stato annunciato il posticipo di una settimana, al 26 agosto. Nulla di fatto neanche per quel giorno: anzi, la dirigenza aziendale comunicò che lo stabilimento avrebbe riacceso i motori solamente il 16 settembre. 

E così è stato: ieri c’è stato il rientro, ma in fabbrica si sono ritrovati però meno di mille operai sui circa 2.500 addetti. Si procederà per ‘scaglioni’, a rotazione, dal momento che sono ancora in vigore per tutto il 2024 i contratti di solidarietà. Da questa mattina, pian piano, torneranno attivi anche gli altri reparti - presse, verniciatura e lastratura - oltre la catena di montaggio. Nonostante la ripresa, però, traspare ben poco ottimismo. Anzi. Le tute rosse non nascondono i disagi e le difficoltà che in questi giorni sono state evidenziate anche dal mondo politico con la consulta dei sindaci che intende aprire una stagione di audizioni, convocando a Cassino il ministro Urso.

Poca voglia di parlare da parte degli operai che ieri sono rientrati in fabbrica. “Parlano i numeri e dicono molto di più di quello che possiamo dire noi” taglia corto uno dei lavoratori che ieri ha varcato i cancelli. Implicito il riferimento al netto calo di produzione di circa il 40% che si è registrato nel primo semestre dell’anno. Ma a parlare sono anche i numeri degli ammortizzatori sociali: mai, fino ad ora, si era registrato uno stop estivo così lungo di 47 giorni.

“Cosa ha significato per noi questo lungo stop? Preferirei una domanda di riserva” spiega tra il serio e il faceto un altro lavoratore da oltre vent’anni sulla catena di montaggio di Stellantis. Poi, sempre restando in tema di numeri, spiega perché è impossibile continuare in questo modo: “Ho tre figli in età scolastica. Il mio stipendio di agosto è volato via  per acquistare i libri dei ragazzi. E non mi lamento neppure, dal momento che altri colleghi sono dovuti ricorrere ad un piccolo mutuo per garantire ai figli di poter studiare”.

Lo stipendio medio di un operaio Stellantis, con questo continuo ricorso agli ammortizzatori sociali non supera i 900 euro. Per i colleghi dell’indotto impiegati part time le buste paga non vanno oltre i 500 euro. Numeri che da soli spiegano il momento tragico che sta vivendo il territorio ma che sono solo un aspetto della crisi. A preoccupare maggiormente è il futuro: tra un anno, nel secondo semestre 2025, a Cassino è prevista la partenza dello Stelvio elettrico e poi della Giulia. Ma i numeri di vendita dell’elettrico sono impietosi: basti pensare che del Grecale Maserati elettrico ad oggi sulle linee ne vengono prodotte meno di dieci unità al giorno: ieri sono state appena 8.

Le ripercussioni sull’indotto sono immediate: tutte le fabbriche sono in crisi, compresa la Tiberina, una delle più grandi e importanti della componentistica. Rita Di Fazio del sindacato FlmU-Cub spiega che quello alle porte sarà un lungo autunno caldo: “Il 30 settembre terminano gli ammortizzatori sociali in molte aziende dell’indotto. Da informazioni in nostro possesso a partire dal 1° ottobre la Iscot, che si occupa di pulizie all’interno di Stellantis, potrebbe procedere  con licenziamenti forzati. Noi non permetteremo che siano i lavoratori a pagare la crisi, però c’è bisogno della massima unità, per questo invito tutti gli operai a presenziare il 25 settembre all’incontro a Cassino con la consulta dei sindaci”.

Per dirla con un altro operaio del sito pedemontano, “in fabbrica si respira aria di dismissione”. Donato Gatti, segretario provinciale della Fiom-Cgil spiega che si stanno concordando iniziative a livello nazionale con Fim-Cisl e Uilm-Uil, si dice però ben poco ottimista: “Non basta la concessione di ammortizzatori straordinari che senz’altro servono, c’è bisogno di certezze, c’è bisogno di lavoro. Vale per Cassino e per tutti gli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis”.





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