Opinioni - L'appello al sindaco Salera affinché si adoperi con l'ente RFI per risolvere questo problema in tempi brevi: " È necessario un intervento serio e tempestivo per correggere questo grave errore di progettazione e porre fine a una discriminazione che, in una democrazia moderna, non può e non deve più essere tollerata"
Con vivo piacere, mi sono recato recentemente alla stazione ferroviaria di Cassino per un viaggio a Roma per esigenze personali. All'arrivo, ho apprezzato i lavori di riqualificazione appena conclusi, visibili nelle nuove strutture e nell'aspetto moderno della stazione. Tuttavia, l'entusiasmo iniziale è miseramente crollato quando mi sono reso conto che, nonostante gli interventi, il problema dell'accessibilità per le persone con disabilità era rimasto irrisolto. In cuor mio, pensavo che finalmente i lavori avrebbero affrontato e risolto le difficoltà che da decenni impediscono ai viaggiatori disabili di raggiungere i binari autonomamente. Purtroppo, la situazione preesistente è rimasta sostanzialmente invariata anche dopo questa riqualificazione avvenuta tra il 2022 e il 2024.
Un progetto che, in teoria, avrebbe dovuto migliorare i servizi e l'accessibilità per tutti i cittadini. Tuttavia, c'è un grave paradosso che emerge: nonostante l'intervento, i passeggeri con disabilità continuano a trovarsi di fronte a barriere architettoniche insormontabili.
Per chi non lo sapesse, Trenitalia offre un servizio chiamato "Sala Blu", destinato ai viaggiatori con mobilità ridotta. Questo servizio, teoricamente, dovrebbe garantire l'assistenza necessaria ai disabili per accedere ai treni: accoglienza in stazione, accompagnamento a bordo, utilizzo di carrelli elevatori per salire e scendere dal treno, persino la possibilità di richiedere una sedia a rotelle per muoversi lungo la stazione. In pratica, però, un disabile che parte dalla stazione di Cassino è costretto a prenotare in anticipo questo servizio, contattando un numero verde o inviando un'email, sperando che l'assistenza sia disponibile al momento giusto.
Il servizio offerto da Trenitalia si rivela paradossale: nonostante l’obiettivo sia l’assistenza, non risolve il problema delle barriere architettoniche. In mancanza di ascensori o rampe, il personale è costretto ad accompagnare i passeggeri disabili lungo un percorso che prevede l’uso di una passerella situata a circa 300 metri dall’ingresso principale della stazione per raggiungere i binari. Un percorso che li espone a condizioni meteorologiche avverse, come pioggia battente o sole cocente. Questo sarebbe il concetto di accessibilità nel 2024?
Da qui sorgono domande inevitabili: era davvero così difficile, durante la riqualificazione, prevedere l’installazione di ascensori o rampe per garantire un accesso diretto ai binari, come stabilito dalla Legge 13/1989 e dal D.M. 236/1989? È stata una svista o una deliberata omissione delle normative vigenti?
A tal proposito, è utile ricordare che le normative italiane sull’abbattimento delle barriere architettoniche sono inequivocabili: la Legge 13/1989 e il D.M. 236/1989 impongono di rendere accessibili le strutture pubbliche, come le stazioni ferroviarie. Ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione deve garantire l’accesso autonomo a tutti, comprese le persone con disabilità. Eppure, nonostante le ingenti risorse destinate alla riqualificazione della stazione di Cassino, non è stato previsto alcun adeguamento strutturale per eliminare le barriere architettoniche.
Questo ci porta a una domanda ulteriore: è davvero accettabile che nel 2024 un disabile debba ancora dipendere dall’assistenza di personale per poter salire su un treno?
Spererei di essere in errore, ma ciò che sorprende maggiormente è l’indifferenza delle istituzioni locali, delle associazioni di categoria e dei media. Possibile che nessuno abbia ritenuto necessario intervenire o sollevare la questione? La mancanza di proteste pubbliche o di pressioni da parte delle organizzazioni che difendono i diritti delle persone con disabilità rende la situazione ancora più inquietante.
La civiltà di un paese si misura anche dall'attenzione che rivolge ai suoi cittadini più vulnerabili. E se a Cassino una persona disabile deve prenotare un servizio con largo anticipo e poi sperare che tutto vada bene per raggiungere il proprio treno, significa che siamo ancora molto lontani da un concetto di civiltà e inclusione che sia davvero universale.
È tempo che le istituzioni locali e gli enti ferroviari prendano finalmente atto di questa grave mancanza e intervengano per garantire un diritto fondamentale: la mobilità per tutti. Non si tratta solo di un obbligo di legge, ma di un dovere morale verso i cittadini, in particolare quelli più vulnerabili. Per questo, mi rivolgo direttamente al Sindaco della Città Martire, Enzo Salera, affinché si adoperi con l'ente RFI per risolvere questo problema in tempi brevi, con atti concreti che non si riducano al solito "scripta manent, verba volant". È necessario un intervento serio e tempestivo per correggere questo grave errore di progettazione e porre fine a una discriminazione che, in una democrazia moderna, non può e non deve più essere tollerata.
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