Economia - La società che si occupa di pulizie nello stabilimento Stellantis ha reclutato personale da Melfi, ma gli operai del sito lucano hanno voluto esprimere solidarietà ai colleghi di Cassino. Intanto la Fim-Cisl incalza sul contratto collettivo dei metalmeccanici. Uliano: "Avevamo avvisato Federmeccanica e Assistal se non ci fossero stati concreti passi in avanti avremmo messo in campo azioni di lotta e mobilitazione"
Secondo giorno di sciopero per gli operai della De Vizia. Così come ieri, anche oggi l’adesione è stata totale: nessuno dei 32 addetti alle pulizie all’interno dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano ha varcato i cancelli della fabbrica. E anche oggic’è stato un nuovo sit-in capitanato sempre dal segretario provinciale della Uilm Gennaro D’Avino: la mobilitazione è scattata dopo che Stellantis ha fatto sapere a De Vizia di non essere intenzionata a rinnovare l’appalto per il 2025, ragion per cui la società ha fatto partire la procedura di licenziamento collettivo: il 30 dicembre sarà quindi l’ultimo giorno di lavoro.
Questa mattina la De Vizia ha quindi reclutato alcune unità di personale dal sito di Melfi per procedere con il servizio, dal momento che gli operai di Cassino sono in sciopero. Quando i lavoratori del sito lucano sono giunti a Piedimonte San Germano hanno però solidarizzato con i colleghi, e si sono uniti al loro sit-in, rifiutandosi di sostituirli per procedere alle pulizie all'interno dello stabilimento Stellantis di viale Umberto Agnelli. Ci sono stati attimi di vera tensione tra alcuni esponenti della dirigenza della De Vizia e le sigle sindacali, al punto che sono state allertate anche le forze dell’ordine.
Intanto il Segretario generale della FIM Ferdinando Uliano insiste sul rinnovo del contratto collettivo dei metalmeccanici: “Avevamo avvisato Federmeccanica e Assistal se non ci fossero stati concreti passi in avanti avremmo messo in campo azioni di lotta e mobilitazione per sostenere le richieste della nostra piattaforma per questo abbiamo dichiarato 8 ore di sciopero articolate a livello territoriale e il blocco degli straordinari”.
“Federmeccanica in tutti questi mesi è rimasta ferma sulla proposta salariale. Se per assurdo, avessimo firmato la richiesta salariale proposta da Federmeccanica e Assistal – ha precisato il leader FIM avremmo peggiorato le condizioni salariali di lavoratrici e lavoratori, perché in caso di scostamento dell’inflazione dell’1% tra quella prevista e quella a consuntivo gli aumenti verrebbero scostati di 6 mesi. Una cosa inaccettabile – tuona Uliano – perché i lavoratori l’inflazione la pagano subito con una perdita importante di potere d’acquisto del salario e perché il valore del lavoro nei contesti organizzativi deve essere riconosciuto.”
Nella loro proposta continua Uliano calcolano 173 euro di aumento in 4 anni a fronte dei 280 euro in 3 anni previsti nella nostra piattaforma, ma con il rischio di totale azzeramento con il calo inflattivo. Ci chiedono di firmare un contratto senza quantità certe e come se non bastasse cancellando la clausola di salvaguardia, questo comporterebbe che se l’inflazione fosse più bassa la cifra degli aumenti verrebbe ritoccata al ribasso, il tutto in barba al “Patto per la Fabbrica” siglato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria”.
“A questo dice Uliano si aggiunge poi il fatto che nessun passo in avanti sulla contrattazione di secondo livello, né rispetto alla nostra proposta di costruire percorsi di stabilizzazione dei contratti precari, per non parlare dell’implementazione dell’inquadramento professionale. Non ci sono risposte sulla formazione professionale anche al fine di combattere la differenza salariale di genere.
Parlando poi della situazione di crisi che sta vivendo il settore metalmeccanico, Uliano ha detto: “la grave situazione di crisi che la transizione green e digitale ha messo in moto, a partire dal settore dell’automotive, sta colpendo in maniera forte in tutta Europa, soprattutto le aziende tedesche. Questo rischia di avere forti ripercussioni anche in Italia, visto il grande legame che le nostre aziende hanno con la Germania. Per questo abbiamo chiesto nel contratto la definizione di piani sociali nell’affrontare le situazioni di crisi e riorganizzazioni, mentre Federmeccanica non risponde le aziende a lei associate continuano a scaricare solo sui lavoratori i costi sociali dei loro errori”.
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