Stellantis, grandina sul bagnato: guerra tra poveri e sindacati divisi

Opinioni - Lumini e cancelli bloccati: tutti al capezzale dello stabilimento di Cassino. Gli operai della fabbrica non solidarizzano con i colleghi delle ditte esterne licenziate e ignorano la loro protesta. Le organizzazioni prima decidono di scioperare, poi si dividono tra loro: la Fim, si sfila, Uilm e Cub litigano, la Fiom resta in silenzio. Mentre attorno tutto crolla

Stellantis, grandina sul bagnato: guerra tra poveri e sindacati divisi
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 02-12-2024 19:29 - Tempo di lettura 2 minuti

Da un lato ci sono i lavoratori dei servizi in protesta: Stellantis non ha rinnovato gli appalti per il 2025, ed entro fine anno in 150 rischiano di andare a casa. Di fronte a loro, alla spicciolata, escono gli operai dello stabilimento di viale Umberto Agnelli di Piedimonte San Germano, per mezzo secolo il motore dell’economia del Lazio Meridionale.

Non serve più aprire il grande varco del cancello 1 per far defluire gli operai, perché gli ammortizzatori sociali hanno decurtato l’occupazione: si lavora in regime di solidarietà, a rotazione. E su un turno unico. Alle 14 cala il sipario, come ormai prassi dal 1° gennaio di quest’anno. Il doppio turno è un lontano ricordo, non verrà ripristinato neanche nel 2025, un anno che si preannuncia ancor più difficile di quello che sta per terminare, con circa novante giornate di stop collettivo: un’altra serrata è prevista per il mese di dicembre, portando così a quasi cento i giorni di fermo produttivo nel 2024. È tutta qui la fotografia della gestione Tavares.

Il clima di tensione fuori lo stabilimento è palpabile. C’è la polizia a presidiare l’uscita, per evitare incidenti. La mattina, del resto, un lavoratore, disperato, ha tentato il suicidio lanciandosi sotto un’auto. Di Carlos Tavares nessuno ha voglia di parlare. Quando arrivano le telecamere, le tute rosse dribblano i cronisti per guadagnare l’uscita.

Dinanzi la fabbrica di viale Umberto Agnelli va in scena quella che è una vera e propria guerra tra poveri: da un lato gli addetti delle fabbriche esterne ormai raggiunti da una lettera di licenziamento, dall’altro gli operai di Stellantis che hanno salari sempre più decurtati dalla ‘solidarietà’ e dagli ammortizzatori sociali. I ‘terzializzati’ chiedono alle tute rosse Alfa Romeo di unirsi alla loro protesta. Invano. Gli operai dello stabilimento non li degnano neanche di uno sguardo, non si fermano al loro appello. Non mostrano solidarietà alcuna.

Spetterebbe ai rappresentanti dei lavoratori, ai sindacati, riportare un clima di coesione. E allora i confederali e i Cub iniziano a ragionare sulla possibilità di uno sciopero generale. Ma quasi subito la Fim-Cisl si sfila. A quel punto anche la Uilm e la Fiom non fanno passo in avanti. Restano in silenzio i metalmeccanici della Cgil, alzano la voce la FlmU-Cub e la Uilm, arrivando quasi allo scontro.

E se non riescono a trovare unità i sindacati, resta difficile chiedere ai lavoratori di essere solidali. I lumini al capezzale di Stellantis sono lì a significare che quella di oggi è stata una brutta pagina per il mondo del lavoro. Una pagina da voltare al più presto, e da non ripetere. Non è questo il tempo di strategie che hanno poco di strategico e molto di drammatico.





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