Cronaca - Le parole dell'Abate per un Natale di rinascita: Montecassino ci invita a guardare al futuro con fiducia
di Dom Luca Fallica*
Fratelli e sorelle carissimi, per me è sempre una gioia raggiungervi con questo video per farvi a nome mio e di tutta la comunità di Montecassino gli auguri per un Natale sereno e nella gioia, la cui luce possa illuminare anche tutto il nuovo anno che sta per aprirsi. Quest'anno il Natale assume anche una tonalità, un colore particolari, perché proprio questa sera, nella vigilia di Natale, Papa Francesco aprirà la prima delle quattro Porte Sante, la Porta Santa di San Pietro e in questo modo inaugurerà il Grande Giubileo. Un Giubileo che Papa Francesco ha immaginato come un grande pellegrinaggio nella speranza, alla luce di un versetto di san Paolo nella lettera ai Romani, la speranza non delude, che ha scelto come titolo per la bolla di indizione di questo Giubileo, la speranza non delude.
E allora forse il primo modo per vivere bene questo Natale e anche il Giubileo che sta per iniziare è quello di portare davanti agli occhi, di non lasciare nascoste nel cuore quelle che possono essere anche le delusioni, piccole o grandi, che ci hanno potuto far soffrire. Siamo anche alla fine di un anno e quindi siamo indotti a tirare le somme, a fare bilanci e probabilmente ecco, nella nostra vita ci saranno tante piccole o grandi delusioni dei progetti che non si sono realizzati, delle attese che sono rimaste non esaudite, delle relazioni che non ci hanno lasciato appagati o qualche evento che ci ha sorpreso e di fronte al quale ci siamo trovati impreparati.
Ecco, ciascuno di noi conosce le proprie delusioni. Allora possiamo domandarci ma che cosa significa credere? Affidarci ad una speranza che non delude come la speranza può non deluderci? E credo che la risposta ce la dà proprio il mistero del Natale che celebriamo. Siamo invitati a sostare davanti al presepe per contemplare questo bambino, Gesù, che è nato a Betlemme, è assolutamente impotente, non può parlare, non può agire, anzi, è lui ad aver bisogno della nostra cura, della custodia di Giuseppe, che lo protegga da pericoli e da minacce, della tenerezza con cui Maria, la madre, lo avvolge nelle fasce e lo nutre con il latte del suo seno.
Eppure è proprio in questo bambino che siamo chiamati a riconoscere il fondamento della nostra speranza. In lui non solo possiamo sperare, ma ci dicono le Scritture, è Lui, è proprio Lui la nostra speranza. Ecco, questo piccolo bambino è come quel piccolo seme di cui egli stesso, una volta diventato adulto, ci narrerà in alcune parabole. Ecco il seme che è il più piccolo tra tutti i semi, ma che una volta che viene seminato nel terreno, diventa un grande arbusto, addirittura il più grande degli ortaggi che sono nel giardino e con la speranza condivide la sua stessa energia e con questo piccolo seme ci invita non tanto a guardare al futuro quando diventerà il grande albero, ci invita a guardare nel presente, nel nostro oggi, per riconoscere che in ciò che ci può apparire piccolo, povero, insignificante, trascurabile, addirittura deludente è invece nascosta, presente, attiva una energia che può davvero cambiare il mondo, trasformare la storia e la speranza condivide la stessa energia di questo piccolo seme, di questo bambino impotente.
E questo ci ricorda una seconda cosa, però altrettanto importante che credere in una speranza che non delude significa anche diventare capaci di gettare dei piccoli semi di bene e con il terreno della nostra vita nel terreno della nostra storia, certi che non rimarranno improduttivi perché anche attraverso i nostri piccoli semi opererà Dio la sua grazia. E questi piccoli segni, ecco, diventeranno capaci di costruire una storia diversa e con la speranza, per non degenerare in un fatalismo, in una sorta di fatalismo o di ingenuo ottimismo, ha bisogno anche della nostra responsabilità, della nostra capacità di seminare nel bene e di credere, ecco che questi semi porteranno un frutto sovrabbondante anche quando inizialmente possono sembrare sterili o rimanere, come dire, morti in terreni improduttivi, ma ci sarà un quarto terreno buono che porterà un frutto sorprendente.
E allora il mio e il nostro augurio per questo Natale è proprio questo. Vorrei farlo prendendo un altro versetto, sempre di San Paolo nella lettera ai Romani Siate lieti nella speranza. E possiamo anche capovolgere lo sguardo, la speranza, sia la vostra gioia sia la vostra letizia. Buon Natale a tutti, a voi, alle vostre famiglie, a tutti i vostri cari. Buon Natale.
*Abate di Montecassino
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