La sinteticità del cuore

A ruota libera: sulla traiettoria di viaggi ed idee - Al via oggi "A ruota libera: sulla traiettoria di viaggi ed idee", la nuova rubrica di LeggoCassino a cura di Grazia Maria Sacco. Si parte dal Perù, un'esperienza che cambia la vita

La sinteticità del cuore
di autore Grazia Maria Sacco - Pubblicato: 21-01-2025 10:15 - Tempo di lettura 2 minuti

I viaggi, certi, soprattutto, iniziano prima della partenza e finiscono dopo, molto dopo il tuo ritorno. Seminano strani circuiti arzigogolati di pensieri, che ti sorprendono in una giornata di routinaria fretta, di quelle che ha a che fare con tutto ciò che ti eri promesso di non fare più.

Ti ritrovi cosi l’accatastamento di preoccupazioni e cose da fare, in un tempo sempre più piccolo per le cose vere ed artificialmente allargato e codificato sulla batteria mai scarica di un pc di ultima generazione. Mi ero convinta che attraversare il freddo delle Ande, passando per l’umidità di Lima, affacciata sul cuore dell’Oceano, sfiorando il verde lussureggiante delle foreste, mi avrebbe insegnato qualcosa di trasportabile ovunque.

La capacità di tenere insieme gli opposti: il freddo ed il caldo; il verde della foresta ed il blu dell’Oceano; le facce di un popolo, quello peruviano, appartenenti a mille razze passate di lì; i mercati affollati e colorati di Cusco e la calma sacrale che si respira in cima al Machu Picchu, lì dove il mondo lo vedi così tanto bene dall’alto che ti pare possa ricomprendere anche quello che ti sei divertita ad immaginare fino a quel momento.

Ho trattenuto il pianto diverse volte , anche, e soprattutto, nel passaggio del confine fra il Perù e la Bolivia. Non era un pianto di tristezza, nemmeno quando ho allungato le mie monete sulle manine sporche e tenere dei bambini.

Non era, neppure, un pianto di smarrimento o di commozione, dinanzi al sorriso allegro, ma screpolato, di quegli uomini e di quelle donne che , in nome dell’accoglienza e della pace, si sono , forse, troppo a lungo e troppo spesso arresi a chi li ha depredati e sottomessi.

Quella tolleranza verso chi li ha saccheggiati e dominati non mi ha mai fino in fondo convinto di una qualche traccia di apatica inerzia. Così come le streghe del mercato La Paz, con i teschi di animali sacrificati appesi in bella vista, il culto della Pacha Mama, insieme ai rosari intrecciati nelle mani nelle tante Chiese visitate, non mi hanno mai spinto ad una perplessità stizzita o quanto meno disorientata.

Ho pensato che tutta la vita dovrebbe essere così e che quei volti sereni, nella loro povertà e difficoltà quotidiana, dicevano tutto l’oro che avevano conquistato nei solchi di quelle terre vive di storia e fertili di futuro e potenzialità. Come si fa a tenere tutto insieme? Le cose che ti fanno splendere , i successi che ti hanno rallegrato, e gli errori, le sconfitte che non ti aspettavi e quegli interrogativi che come un vento improvviso vengono a sparigliare le carte?

Può stare tutto su uno stesso volto? Ce le fanno le rughe a distendersi ora in un sorriso ed un minuto dopo a piegarsi dentro un rammarico? Ci si fa, il Perù, la Bolivia, il modo che hanno di amare e di travagliare ogni giorno che viene, mi hanno detto che ci si fa, a patto di rinunciare a voler trattenere tutto.

Compreso il dolore. A patto di lasciarsi andare, come quando ci si abbandona ad una carezza, dopo che hai stretto le mascelle dentro qualche stupido orgoglio troppo a lungo. Ma ricordarsene è difficile, laddove la perfezione ti accoglie ad ogni angolo e pezzo di strada, che sia su un cartellone pubblicitario o sull’ultima story condivisa su un social.

La verità è che dentro qualche sosta, dentro un dubbio o un’esplosione improvvisa di qualche fragilità, c’è tanta di quella vita che osservarla ci fa paura. Eppure è l’unico modo per uscirne “sintetizzati”, perché il superfluo venga seriamente setacciato e ci restino le radici.

Scarne nel loro ornamento, vive, selvagge, prepotenti. Quelle per le quali un dolore resta il tempo che necessita ad insegnarci e la felicità non dura così a lungo da renderci stupidi o ridicoli. E  nel mezzo hai imparato a starci, in equilibrio, fra tutte le stagioni del Perù e della Bolivia, fra il Lago di Titaca, l’Isla Bonita e il deserto del sale; fra tutti i tempi e le stagioni della vita. Da come vivrai l’intermezzi e gli intervalli, dipenderà il rifiorire di quello che verrà.





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