Culle vuote, scuole chiuse e spopolamento: l'agonia dei paesi montani

Cronaca - Silenzio di morte nei piccoli comuni del cassinate. Le cause e le conseguenze di un fenomeno che sta svuotando le nostre montagne. I sindaci, però, non si arrendono: c'è chi prova a far tornare in paese gli emigrati e chi punta a realizzare un villaggio scolastico

Culle vuote, scuole chiuse e spopolamento: l'agonia dei paesi montani
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 27-01-2025 19:48 - Tempo di lettura 4 minuti

Un allarme silenzioso sta echeggiando ormai da molti, troppi anni, tra i monti della provincia di Frosinone: le culle rimangono vuote, i paesi si spopolano, le scuole chiudono. Un fenomeno che certamente non riguarda solo la Ciociaria, non solo i comuni montani, ma l’intero Paese: nel 2023, secondo i dati rilevati dall’Istat i nati residenti in Italia sono stati 379mila, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022).

La diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è stata di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). L’inverno demografico è proseguito  anche nell’anno che ci siamo da poco lasciati alle spalle, con un altro record negativo di nascite in Italia: nel primo semestre del 2024 sono state 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023.

E veniamo alla Ciociaria, più specificatamente ai comuni montani, dove questi numeri si traducono più facilmente in chiusura delle scuole, riduzione dei servizi e spopolamento continuo con le giovani coppie che decidono di lasciare i piccoli paesi per andare in città. I numeri del 2024 fotografano una sconcertante realtà con la quale i piccoli centri montani si trovano a fare i conti: i comuni di Acquafondata, Belmonte Castello, Casalattico, Filettino e Terelle sono a nascite zero. Non va molto meglio Collepardo, Colle San Magno, Falvaterra, Fumone e San Biagio Saracinisco dove sono nati uno al massimo due bambini nel corso dell’anno appena concluso.

A Viticuso, un piccolo centro montano del cassinate, che conta meno di 300 abitanti, tra il 2022  e il 2024 sono nati 4 bambini. E il sindaco del paese, Vincenzo Antonino Iannetta, è suo malgrado costretto a leggere questi numeri in chiave positiva: “Dal 2015 al 2021 - dice - in paese non si registravano nascite”. Di fronte al rischio di chiusura delle scuole, il sindaco ha alzato la voce, minacciando azioni clamorose e citando, appunto, la pellicola di Antonio Albanese. "Un mondo a parte", come esempio di ciò che potrebbe accadere ai piccoli comuni se venissero abbandonati. “Qui in paese -dice - ci sono comunque molte opportunità, è l’unico centro dotato di una comunità energetica rinnovabile. Stiamo valorizzando i nostri prodotti locali, abbiamo creato una pista di mountain bike nei boschi e messo in campo politiche per incentivare i giovani verso le attività agricole e pastorali anche perché il posto fisso, oggi, è ormai un miraggio” spiega il primo cittadino.

Poco distante da Viticuso, sempre per restare sulle montagne del cassinate, c’è il comune di Terelle che, stando ai dati diffusi il 28 aprile del 2024 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, risulta essere il più povero del Lazio con un reddito pro-capite dei 286 residenti di 10.724 euro. Qui le scuole sono ormai un lontano ricordo: hanno chiuso nel 2018, dall’anno successivo i pochi bimbi residenti in paese sono dovuti andare a studiare nei centri limitrofi.Un disagio, questo, che ha provocato un ulteriore spopolamento, con le giovani coppie che hanno deciso in larga parte di trasferirsi giù in città, a Cassino.

Meno bambini significa chiusura delle scuole che provoca disagi ai servizi e incentiva lo spopolamento: insomma, è un cane che si morde la coda. E sembra non esserci via d’uscita. La sindaca Fiorenza Gazzellone, però, non si arrende. Di recente si è recata a Toronto dove c’è una ricca comunità di Terelle: sono le seconde e terze generazioni di coloro che hanno abbandonato il paese nell’immediato dopoguerra, quando il comune contava oltre 3.500 abitanti.

“Li abbiamo incontrati e li abbiamo anche sensibilizzati a tornare nel paese d’origine dei loro nonni, noi ce la mettiamo tutta per frenare il fenomeno dello spopolamento che a dir la verità è iniziato già negli anni Sessanta, quando con il boom economico e l’apertura della Fiat molte famiglie si sono trasferite a Cassino. Fino agli anni Novanta avevamo comunque tutti i gradi di scuola, dall’asilo alle medie, poi pian piano il fenomeno della migrazione e dell’inverno demografico si è acuito sempre più e ormai dal 2019 non abbiamo più scuole. Per lo Stato siamo il Comune più povero della regione Lazio, il paradosso però è che,  nonostante questa emorragia non riceviamo alcun sussidio e fatichiamo tanto per mantenere comunque un certo rigore e decoro".

Stessi disagi anche ad Acquafondata, 263 residenti, dove la sindaca Marina Di Meo spiega che non nascono bambini da circa dieci anni. “Le cause di questo spopolamento sono molteplici: la mancanza di opportunità lavorative, la difficoltà di accesso ai servizi, l'invecchiamento della popolazione e, non ultimo, la scarsità di trasporti pubblici. Tutto ciò scoraggia le giovani coppie dal mettere su famiglia e dal rimanere nei propri paesi d'origine. Io stessa - dice - mi sono dovuta trasferire a Cassino. Abbiamo provato a potenziare i collegamenti acquistando anche un bus elettrico e cercando di creare un collegamento diretto con Pozzilli, ma non è facile”. Per le scuole medie bisogna recarsi a Vallerotonda dove però,come successo quest’anno, non sempre si forma la prima media”.

I sindaci tuttavia restano in prima linea e non si arrendono. Anzi, proprio il sindaco di Vallerotonda Giovanni Di Meo, forte del finanziamento di 2,5 milioni di euro ottenuto grazie ai fondi del Pnrr spiega che “Vallerotonda può diventare un villaggio scolastico dove catalizzare tutti i comuni montani del cassinate essendo il centro più grande, con 1.500 abitanti. A volte - spiega il primo cittadino - è capitato che alle medie una classe non si formasse ma ad oggi riusciamo comunque a garantire tutti i livelli di istruzione, dall’infanzia alla secondaria”.

Come invertire la rotta? "Vivere in paese riserva dei benefit che in città non ci sono. Si può giocare tranquillamente in strada senza le preoccupazioni e i problemi di chi vive in città" dice la sindaca di Acquafondata Marina Di Meo. Tuttavia il fenomeno dello spopolamento sembra ormai irrefrenabile, con i paesi che tornano a vivere solo durante l'estate.
 





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