Rubriche - Verità processuale e verità reale: il caso di Caltanissetta nella rubrica di questa settimana di Antonella Delle Donne
Diversi giorni fa una notizia di cronaca alla ribalta di tutti i social: marito picchiava figlio di otto anni e due mesi e moglie malata di cancro e sottoposta a cure chemioterapiche. Otto denunce, sedici anni di violenze. Sembrava che la giustizia avesse fatto il suo corso. La donna con il figlio erano riusciti ad andare lontano dal marito dopo l’ennesimo referto ospedaliero che richiedeva urgente protezione.
Poi tutto svanito. La giustizia ha affidato il bambino al padre non ritenendo veritiere le dichiarazioni della donna. Tutti nel paese, Caltanissetta, conoscono la loro storia, ma nessuno denuncia.
Cosa ne sarà di loro? L’ennesima storia di violenze, di denunce, di esposti, di processi conclusi nel modo sbagliato.
Verità processuale e verità storica non sempre coincidono, anzi quasi mai. Servono le prove. Senza prove il fatto processualmente non si è verificato.
Quali prove più dei lividi, delle fratture e delle cicatrici? L’art. 24 della Costituzione statuisce il diritto per tutti di agire in giudizio per la difesa dei propri diritti e interessi legittimi garantendo anche ai non abbienti i mezzi per difendersi. Uno Stato democratico è uno Stato giusto, dove l’esercizio del diritto è inteso come l’arte dei buoni e dei giusti.
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