La personalità si afferma con gli atteggiamenti, non con i simboli linguistici

Opinioni - La circolare emanata dal Ministero dell'Istruzione e del Merito è rivolta esclusivamente al contesto scolastico e alle amministrazioni pubbliche: pretendere che la questione dell'identità di genere si risolva tramite l'introduzione di nuovi simboli equivale a confondere il mezzo con il fine

La personalità si afferma con gli atteggiamenti, non con i simboli linguistici
di Dario Nicosia - Pubblicato: 22-03-2025 18:14 - Tempo di lettura 2 minuti

Negli ultimi anni si è diffusa la tendenza a modificare il linguaggio scritto attraverso l'uso di simboli come l'asterisco (*) e lo schwa (ə), con l'intento di rendere la comunicazione più inclusiva nei confronti delle persone che non si riconoscono nel genere maschile o femminile. Tuttavia, il recente intervento del ministro Valditara, supportato dal parere dell'Accademia della Crusca, ha sollevato un dibattito significativo su questa pratica e sulla sua effettiva utilità.

Secondo la posizione ministeriale, l'uso di questi simboli compromette la chiarezza e l'uniformità della comunicazione istituzionale, risultando incompatibile con il sistema morfologico e fonetico della lingua italiana. A ciò si aggiunge la critica della Crusca, che evidenzia come tali simboli possano introdurre ambiguità e ostacoli alla leggibilità dei testi. Anche l'Università di Bari, in una recente circolare, e la stessa Treccani hanno espresso riserve sull'uso improprio di simboli linguistici che rischiano di compromettere la comprensibilità e l'universalità della lingua.

Va inoltre chiarito che la circolare emanata dal Ministero dell'Istruzione e del Merito è rivolta esclusivamente al contesto scolastico e alle amministrazioni pubbliche, con l'obiettivo di garantire la correttezza e la chiarezza nella comunicazione ufficiale, nel rispetto delle norme linguistiche vigenti. Non si tratta, dunque, di una censura generalizzata, ma di un'indicazione relativa alla comunicazione istituzionale.
Pur riconoscendo la buona fede di chi adotta queste innovazioni linguistiche, è necessario interrogarsi sull'effettivo significato di tali iniziative.

L'identità personale e sociale non trova la propria forza nell'adozione di un simbolo grafico, ma piuttosto nei comportamenti concreti e negli atteggiamenti che una persona manifesta nel suo rapporto con gli altri e con il mondo. È attraverso la coerenza, la sincerità e il rispetto reciproco che si affermano le personalità, non tramite un formalismo linguistico privo di corrispondenza effettiva nella realtà sociale.

La lezione gentiliana ci ricorda che la personalità si afferma attraverso l'atto concreto e dialettico, nell'espressione autentica dell'individuo nel suo rapporto con il mondo. Tale concezione evidenzia come l'autentica personalità non si fondi su convenzioni linguistiche artificiali, ma sull'azione e sulla relazione che l'individuo stabilisce con la realtà.

Questa tendenza rientra nella narrazione progressista di voler impartire lezioni a tutti e su tutto, concentrandosi più sull'esteriorità del messaggio che sui contenuti pregnanti della persona e della personalità. È indubbio che la società stia cambiando e che i valori si evolvano con la trasformazione dei costumi, ma alla base non si può prescindere dalla centralità della persona. Il genere grammaticale ha poco a che vedere con l'incisività della personalità; solo chi è intellettualmente frustrato sente la necessità di sentirsi incluso attraverso l'effimero significato delle vocali che chiudono sostantivi e aggettivi. Se davvero sono rispettoso della mia diversità, non ho la necessità di nascondermi dietro l'uso dell'asterisco o dello schwa.

Significativo è anche l'uso strumentale del linguaggio da parte della sinistra, che si manifesta nei titoli di molti articoli attraverso parole come "contro" e "guerra". Espressioni che suggeriscono un atteggiamento aggressivo e alludono a comportamenti antidemocratici, nel tentativo di delegittimare l'interlocutore anziché confrontarsi con la sostanza delle sue argomentazioni.

L'inclusione non può essere una questione di simboli superficiali, ma deve fondarsi su un'autentica apertura mentale e relazionale. Pretendere che la questione dell'identità di genere si risolva tramite l'introduzione di nuovi simboli equivale a confondere il mezzo con il fine.

Un simbolo è, per sua natura, un artificio; ciò che conta veramente è l'atteggiamento umano di comprensione e di rispetto. Alla luce di queste considerazioni, la scelta di mantenere un linguaggio che rispetti le regole grammaticali non significa negare la dignità di chi si sente escluso dal sistema binario, ma piuttosto ribadire che il vero riconoscimento avviene attraverso l'accettazione e il rispetto delle persone nel loro essere, non nel piegare la lingua a esigenze ideologiche o a mode effimere.

Pertanto, se si vuole davvero promuovere una società inclusiva, è necessario partire dagli atteggiamenti e dalle azioni concrete, non da innovazioni linguistiche che rischiano di apparire come meri strumenti di propaganda ideologica.





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