Cronaca - Il Garante dei Detenuti pochi giorni fa aveva evidenziato le celle sovraffollate. L'avvocato e studiosa di Esecuzione Penale critica la "tendenza alla chiusura" del Governo, mentre la consigliera regionale invoca un piano straordinario per il Lazio. Picchiano duro anche il SAPPE e l'OSAPP
La notizia dei disordini scoppiati nella serata di ieri nel carcere di Cassino ha immediatamente sollevato un coro di voci preoccupate riguardo alle condizioni di detenzione all'interno della struttura. Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, aveva visitato proprio quella sezione mercoledì scorso e non ha esitato a definire le condizioni come "intollerabili e non tollerate da persone ai limiti della sopportazione".
"Non sorprende quello che è successo ieri sera nel carcere di Cassino," ha dichiarato Anastasìa. "Sono stato in quella sezione mercoledì scorso, nel corso di una visita in istituto, e ho trovato condizioni di detenzione intollerabili. Sette detenuti in stanze di pochi metri quadri, costretti al regime chiuso per quasi venti ore su ventiquattro. Nulla giustifica nulla, ma così non si può continuare, né a Cassino, né altrove."
Le fonti sindacali della Polizia Penitenziaria hanno riferito che i disordini sono iniziati intorno alle 21:00 da una cella, coinvolgendo circa 45 detenuti che avrebbero innescato una situazione di tensione per futili motivi. L'intervento di 40 unità del Gruppo Intervento Operativo (GIO) provenienti da Roma e Napoli ha permesso di ristabilire l'ordine senza feriti tra il personale o i detenuti. Tuttavia, come misura precauzionale, i 45 detenuti coinvolti sono stati trasferiti in altri istituti del Lazio.
A corroborare il quadro critico dipinto dal Garante è intervenuta anche Sarah Grieco, Consigliere PD, avvocato e studiosa di Esecuzione Penale da sempre impegnata nella difesa dei diritti dei detenuti. Grieco ha sottolineato il drammatico sovraffollamento della Casa Circondariale, che al 31 marzo contava 223 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di soli 127 posti, raggiungendo un tasso di affollamento del 176%.
"Di fronte a numeri del genere, trovo a dir poco irresponsabile questa 'tendenza alla chiusura', inaugurata dall'attuale Governo," ha tuonato Grieco, criticando una politica che va in controtendenza rispetto alla sorveglianza dinamica auspicata dopo la sentenza Torreggiani. "Qui ne va la dignità della persona prima ancora della tanto abusata rieducazione della pena."
La consigliera comunale ha inoltre espresso preoccupazione per gli effetti del recente decreto legge sicurezza, che introduce il nuovo reato di rivolta, anche sotto forma di resistenza pacifica. "Questo non potrà che esasperare sempre di più gli animi, rendendo, peraltro, ancora più duro il lavoro anche di chi ci lavora in carcere. Servono risorse, attività trattamentali e spazi adeguati. Non slogan elettorali."
Sulla stessa linea si è espressa Emanuela Droghei, consigliera regionale del Partito Democratico, da tempo impegnata in visite ispettive negli istituti penitenziari del Lazio. "Quanto accaduto nel carcere di Cassino è l'ennesimo segnale d'allarme di un sistema penitenziario sempre più sotto pressione," ha dichiarato Droghei, esprimendo solidarietà agli agenti della Polizia Penitenziaria per la loro professionalità.
"La devastazione del reparto e il successivo trasferimento di 45 detenuti confermano quanto da tempo denunciamo: sovraffollamento, carenze di personale, strutture inadeguate e assenza di un progetto rieducativo reale sono terreno fertile per tensioni che poi esplodono in episodi come questo," ha aggiunto la consigliera regionale. Droghei ha quindi sollecitato un "piano straordinario per le carceri" nel Lazio, che preveda investimenti strutturali, potenziamento dell'organico, attenzione alla salute mentale dei detenuti e supporto agli operatori. "La Regione può e deve fare la sua parte, in raccordo con il Ministero della Giustizia e l'amministrazione penitenziaria. Non possiamo limitarci a gestire l'ordine pubblico: servono politiche di prevenzione, umanizzazione della pena e reinserimento sociale, nel rispetto della dignità di tutte le persone coinvolte."
Anche i sindacati della Polizia Penitenziaria, come il SAPPE e l'OSAPP, hanno espresso forte preoccupazione per la situazione, denunciando la mancanza di personale e le condizioni di lavoro difficili, chiedendo interventi urgenti per ripristinare la legalità e la sicurezza all'interno degli istituti.
L'eco dei disordini di Cassino, amplificata dalle voci del Garante Anastasìa, della consigliera Grieco e della consigliera Droghei, pone nuovamente l'accento sulla necessità di affrontare con urgenza le criticità del sistema penitenziario italiano, a partire dal problema del sovraffollamento e dalla garanzia di condizioni di detenzione dignitose e rispettose dei diritti umani.
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