Scuola e Università - A vivere da protagonisti lo spettacolo "Je te cerco scusa" gli studenti dell'IIS San Benedetto dell’indirizzo Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale, accompagnati dagli alunni del quinto G di Manutenzione e Assistenza Tecnica
L’Università di Cassino e del Lazio Meridionale nell’Aula Magna ieri ha accolto la Compagnia di Teatro Penitenziario “Stabile Assai” con lo spettacolo “Je te cerco scusa”, scritto e diretto da Antonio Turco. Una rappresentazione intensa e umanissima che è stata una vera e propria lezione di civiltà, di empatia e di consapevolezza sociale.
A vivere da protagonisti questo momento sono stati anche gli studenti dell’IIS “San Benedetto” di Cassino, in particolare una rappresentanza dell’indirizzo Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale, accompagnati dagli alunni del quinto G di Manutenzione e Assistenza Tecnica. La partecipazione all’evento rientra nel percorso PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), ed è stata fortemente voluta dalla dirigente scolastica, Maria Venuti, da sempre attenta nel promuovere esperienze formative che uniscano sapere, responsabilità e cittadinanza attiva.
“Per gli studenti del socio-sanitario – spiega la preside Venuti - questa esperienza ha rappresentato un’occasione preziosa per sviluppare competenze trasversali fondamentali per il loro futuro lavorativo. Il loro percorso di studi non si limita a una formazione tecnico-assistenziale, ma abbraccia una visione integrata della persona e del contesto sociale in cui vive.
L’incontro con la realtà della detenzione, attraverso la potenza narrativa e simbolica del teatro, ha permesso ai ragazzi di confrontarsi con temi cruciali come lo stigma, l’inclusione, il perdono e il riscatto sociale, elementi cardine per chi sceglie una professione d’aiuto, sia nel mondo della sanità che dell’educazione. Non è un caso che tra i possibili sbocchi professionali di questi studenti ci siano anche quelli di educatori nei contesti penitenziari, assistenti in comunità per il disagio giovanile o anziani fragili, ruoli in cui è essenziale coniugare competenze tecniche con empatia, giustizia sociale e rispetto per la persona”.
Il San Benedetto dimostra ancora una volta che l’indirizzo socio-sanitario non è una formazione settoriale, ma una scuola della persona e per la persona. Attraverso attività come questa – inserite con coerenza nei progetti PCTO e nei percorsi di Educazione Civica – si costruiscono professionisti consapevoli, cittadini attivi, giovani pronti a lavorare nel sociale con competenza e umanità.
L’esperienza teatrale, seguita da un intenso dibattito coordinato dal professor Maurizio Esposito, ha offerto ai ragazzi una viva occasione di educazione civica applicata. L’ascolto delle testimonianze dirette di ex detenuti e di giovani della comunità “Il Profeta” di Rocca di Papa ha aperto uno spazio di confronto reale, contribuendo all’acquisizione di competenze fondamentali per il vivere civile: il rispetto, la capacità di sospendere il giudizio, la riflessione critica sulle dinamiche dell’errore e della riabilitazione.
La compagnia “Stabile Assai”, nata nel 1982 all’interno del carcere di Rebibbia, è composta da detenuti ed ex detenuti, insieme a musicisti e operatori sociali. La loro missione è chiara: offrire una seconda possibilità, non solo a chi recita, ma a chi ascolta. E oggi, quella seconda possibilità è arrivata anche agli occhi e ai cuori degli studenti del San Benedetto, che ne faranno tesoro nel loro cammino umano e professionale.
Le studentesse dell’indirizzo hanno inoltre maturato significative esperienze attraverso visite formative presso strutture penitenziarie, tra cui l’IPN di Napoli, il carcere femminile di Pozzuoli e il carcere di Frosinone, confrontandosi direttamente con contesti di fragilità e con la realtà della detenzione in una prospettiva educativa e sociale.
“In un’epoca in cui è urgente educare alla legalità, al rispetto e alla giustizia sociale – sottolinea la preside Venuti - esperienze come questa sono fondamentali. E l’IIS San Benedetto di Cassino c’è, con convinzione e con passione. Perché educare significa anche meravigliarsi. E oggi, a Cassino, ci si è meravigliati di quanto l’umanità, anche quella ferita, possa ancora parlare, insegnare, cambiare”.
Articolo precedente
Da Montecassino un cammino di speranza per la Pace, mentre i giovani celebrano il valore del sapereArticolo successivo
Sara Curtis da record: Cervaro in festa per la "sua" campionessa