Opinioni - L'assemblea dei soci approva il bilancio e rinnova gli organi, mentre persistono voci divisive che ignorano la chiarezza dei fatti e la volontà della comunità
C’è chi continua a parlare. Sui social, tra i corridoi, dietro qualche tastiera. Parole che insinuano, confondono, dividono. Parole che sorprendono, perché sembrano ignorare – o voler ignorare – ciò che è avvenuto alla luce del sole, nel pieno rispetto delle regole e della comunità.
L’assemblea dei soci si è svolta regolarmente, con la partecipazione di chi aveva titolo per esserci. Il bilancio consuntivo è stato approvato con ampia maggioranza. Ogni atto è tracciabile, consultabile, e condiviso con la massima trasparenza. La gestione delle dimissioni, come previsto, è stata rimessa all’assemblea, che ha deciso in piena autonomia e legittimità. Il Consiglio Direttivo, oggi, è operativo e già in fase di preparazione per la futura elezione dei membri.
In questo contesto di chiarezza, è difficile non interrogarsi sul perché di certe polemiche che, in questi giorni, sembrano non avere ragione d’esistere. Perché continuare a parlare di qualcosa che è stato già definito, chiarito e legittimato? È lecito domandarsi se dietro queste esternazioni non ci siano risentimenti personali, difficoltà nel fare i conti con una realtà che ha deciso di andare avanti.
Non ci sono rancori da restituire. Non ci sono processi da intentare. Ma c’è la necessità di riconoscere i limiti: quello tra una critica costruttiva, che arricchisce il dibattito, e il discredito gratuito, che lo avvelena. A volte, fare un passo indietro non significa cedere, ma rispettare. Rispettare il lavoro degli altri, il mandato dei soci, il tempo e la serenità delle persone. Significa riconoscere il valore di una comunità che lavora per il bene comune, e comprendere che il ruolo del singolo non è mai separabile dal bene collettivo.
Il Centro Anziani “Pietro Bembo” ha una lunga storia di partecipazione, volontariato e impegno. Non merita di diventare campo di battaglia per frustrazioni individuali. Il tempo delle polemiche può e deve finire, se lo vogliamo.
Oggi, più che mai, l’atto di responsabilità è quello di tacere quando non c’è più nulla da dire che possa servire a costruire qualcosa di utile per tutti.
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