Opinioni - Tra denatalità e paesi che si svuotano, il futuro del territorio si gioca sulla capacità di invertire una tendenza demografica allarmante. Le parole del ministro Giorgetti e l'appello del presidente di Unindustria, quella gloriosa Fiat che non c'è più: ecco perché è necessario recuperare l’idea di rivalutare l’agricoltura, settore oggi ridotto ad una completa marginalità
di Francesco Di Giorgio
“La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, il drammatico spopolamento territoriale sono problematiche strutturali che l’Italia – come tanti altri Paesi – deve affrontare, con conseguenze di lungo periodo sulla stabilità finanziaria, il debito pubblico e lo sviluppo economico”. Queste le parole del ministro Giorgetti nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica.
Nel concreto, ha aggiunto il titolare del Ministero dell’Economia “servono incentivi alla natalità sia diretti che indiretti”. L’ oggetto di questa discussione in sede parlamentare è di drammatica attualità anche e soprattutto nel territorio del cassinate. E’ qui infatti che si concentrano problematiche di carattere nazionale come il calo demografico e di carattere locale come la desertificazione del sistema produttivo.
Il combinato disposto di questi fenomeni ci consegnano città, paesi e contrade in fase avanzata di spopolamento. Non è un processo uniforme. Ci sono Comuni dove lo spopolamento è più evidente, altri meno. Certo è che il fenomeno è tale che dovrebbe destare preoccupazione a partire dalle istituzioni locali e dalle forze politiche e sociali.
Il sistema produttivo del territorio – come noto a tutti – è stato, dagli anni ’70 in poi, incentrato sulla grande industria automobilistica Fiat e il suo indotto. Le assunzioni in fabbrica – su imput politico – furono fatte in tutti i paesi dell’area, comprese le zone montane con lo scopo di incentivare le economie locali. E’ questo sistema che ha immesso nel sistema economico una grande massa salariale che ha alimentato non solo il sostentamento delle famiglie, ma anche le attività connesse del commercio, dell’artigianato, dei servizi. Questo sistema è entrato da tempo in crisi.
Oggi la situazione è totalmente cambiata e l’idea che il fenomeno di crisi possa essere di breve durata è una illusione totale! E, se questo è vero, non ci si può attardare a rincorrere le illusioni di prospettiva dello stabilimento Stellantis. E’ certamente auspicabile che questa importante unità produttiva mantenga i suoi impegni nel territorio, ma è altrettanto necessario guardare oltre.
Allungare lo sguardo oltre l’orizzonte delle nuove opportunità produttive. Altrettanto necessario recuperare l’idea di rivalutare l’agricoltura, settore oggi ridotto ad una completa marginalità. Eppure, su questo versante, molto ci sarebbe da fare visto che il nostro territorio ancora oggi è ricco di biodiversità. Un elemento questo su cui le grandi multinazionali del settore stanno investendo ingenti capitali.
Sulla fragilità del territorio incide anche la complessità del sistema degli Enti locali che assorbono sempre più risorse gestionali a fronte di una capacità impositiva meno remunerante. Molti i Comuni in dissesto finanziario con conseguenze economiche importanti sulle famiglie il cui reddito medio – nella gran parte dei Comuni – è al di sotto della linea di povertà.
In Grecia fin dagli anni ‘ 90 fu varato un grande progetto di riforme amministrative che, nel 1994, interessò le prefetture. Nel 2004 interessò l’intero sistema degli Enti locali il cui numero passò da 1034 a 315 con una grandezza media di 31.000 abitanti. Un risultato comparabile con la media degli altri Paesi dell’Unione europea. Su questo importante versante a che punto è il dibattito nel nostro territorio? Al punto zero. Eppure ci sarebbero da intercettare – su questa strada – ingenti risorse finanziarie a Bruxelles in grado di invertire la rotta del degrado.
Appena qualche giorno fa il responsabile di Unindustria ha avanzato l’idea di progettare anche nel cassinate “ l’area vasta” sul modello di un progetto che sta prendendo piede nell’alto frusinate. La reazione è stata rabbiosa da parte di qualche sindaco. Di indifferenza da parte di altri. Ma davvero possiamo immaginare che si possa andare avanti così, in ordine sparso. Magari declinando la politica locale solo attraverso gli incentivi alle tifoserie utili a costruire le fortune di questo o quel politico?
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