"Dramma industriale imminente, pronti a chiudere qualche stabilimento Stellantis"

Economia - L'sos di Imparato spaventa anche Cassino: "Gli alti costi energetici e le stringenti normative europee ci stanno mettendo sotto pressione, se le cose non cambiano chiuderemo le fabbriche". Intanto arriva l'annuncio di un nuovo stop per le tute rosse del sito di Piedimonte, si rientra il 14 luglio. D'Avino: "Non si costruisce un futuro sapendo che ogni settimana può essere l’ultima"

"Dramma industriale imminente, pronti a chiudere qualche stabilimento Stellantis"
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 02-07-2025 17:34 - Tempo di lettura 2 minuti

Jean-Philippe Imparato, ha lanciato un grave avvertimento, paventando la possibilità di chiudere alcune fabbriche  se le condizioni attuali non cambieranno. "Gli alti costi energetici e le stringenti normative europee ci stanno mettendo sotto pressione," ha dichiarato Imparato, sottolineando come la situazione stia diventando insostenibile per l'industria automobilistica. Ha parlato apertamente di un imminente "dramma industriale" e della necessità di "decisioni toste" per affrontare la crisi.

"Siamo a pochi mesi da un dramma industriale che pochi vedono. Dobbiamo ancora costruire il 20% di auto elettriche in Ue separando vetture e veicoli commerciali. Oggi con il 10% delle vendite del settore commerciale faccio 1/3 della quota europea richiesta. Ogni punto percentuale non raggiunto costa, c’è il rischio di over pagare 2,5 miliardi di euro di multe tra due, tre anni. Dobbiamo fare qualcosa senza ammazzare l’industria.

Nel 2019 - ha concluso Imparato - c’erano 49 auto sul mercato europeo che costavano meno di 15.000 euro, oggi ne rimane una".

Intanto, nelle stesse ore, a Cassino Plant è stato annunciato un nuovo blocco produttivo. Lo stabilimento fermerà le attività dal 7 all'11 luglio compreso, interessando i reparti di montaggio, lastratura, verniciatura e tutti i settori collegati.

Questa decisione ha scatenato la dura reazione del segretario provinciale della Uilm, Gennaro D'Avino, che non ha nascosto la sua indignazione. "Cassino Plant è di nuovo costretto a rallentare, ma la verità è che chi sta pagando questa crisi è sempre e solo chi lavora," ha dichiarato D'Avino. Il sindacalista ha puntato il dito contro la cancellazione dei turni e l'ormai cronica dipendenza dalla cassa integrazione, che è diventata la "normalità" anziché uno strumento eccezionale.

D'Avino ha criticato duramente la mancanza di chiarezza, di un confronto serio e di una strategia di rilancio per lo stabilimento. "Da mesi denunciamo una gestione che scarica tutto il peso sui lavoratori, mentre continuano a mancare investimenti concreti e una vera politica industriale," ha aggiunto.

La Uilm chiede con forza risposte concrete per Cassino, inclusi nuovi modelli da produrre e volumi certi, evidenziando come "non si vive con 900 euro al mese, non si vive nell’incertezza, non si costruisce un futuro sapendo che ogni settimana può essere l’ultima."

Le preoccupazioni espresse da Imparato a livello globale trovano così un drammatico riscontro nella realtà quotidiana dei lavoratori di Cassino, che vivono l'incertezza sulla propria pelle. La situazione dello stabilimento ci ricorda quanto sia urgente affrontare le sfide del settore automobilistico con piani industriali chiari e sostenibili.





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