Cronaca - Un ruolo importante in questa battaglia, dipende da tutti noi e realizzare il cambiamento attraverso l'educazione continua e permanente che non si fermi solo al 25 novembre
Ogni anno, la giornata del 25 novembre è dedicata alla lotta contro la violenza di genere. Volendo dare una definizione generica, il femminicidio è una forma estrema di violenza di genere ed è rappresentato dall'uccisione di donne per il semplice fatto di essere donne. Si tratta del risultato di una serie di fattori, tra cui l'educazione sessista e discriminatoria, la cultura del maschilismo, il patriarcato e le disuguaglianze di genere. È importante sottolineare che il femminicidio non è solo l'uccisione fisica di una donna, ma può manifestarsi anche attraverso la violenza psicologica, sessuale ed economica.
Le donne spesso subiscono abusi domestici, stalking, molestie sessuali e discriminazioni lavorative, solo per citarne alcuni esempi. Per queste ragioni, la lotta contro il femminicidio e la violenza di genere si basa su diverse azioni e strategie. Sempre più oggi è fondamentale promuovere il cambiamento culturale attraverso l'educazione e la sensibilizzazione, insegnando ai giovani il rispetto reciproco, l'uguaglianza di genere e la condanna della violenza maschile. In particolare si cerca di rafforzare la consapevolezza pubblica sulla violenza di genere e promuovere l'adozione di politiche e azioni concrete per combattere il femminicidio e la violenza contro le donne. Il caso di Giulia Cecchettin è solo l'ultimo esempio della questione delle ragazze che hanno relazioni con ragazzi che non accettano la fine della relazione. Ma, per comprendere meglio il rapporto vorrei prendere in esame la canzone "Sei bellissima" che Loredana Bertè porta al successo nel 1976.
Nella canzone, l'artista affronta il tema della dipendenza affettiva, quando canta di una donna a cui viene detto dal suo compagno “Non vali che un po' più di niente”. Penso che, partendo dall'arte (come può essere una canzone), possiamo riflettere meglio su cosa significa l'educazione all’affettività. Certamente, l’obiettivo è quello di sviluppare l’intelligenza emotiva a partire dalla consapevolezza delle proprie sensazioni, emozioni e sentimenti. Da qui possiamo poi accrescere le nostre abilità affettive per poi favorire una buona relazione interpersonale.
Ma non basta la scuola, per una vera educazione all'affettività servono tanti punti di riferimento. È importante mettere insieme i contributi dell’Assessorato alle Pari Opportunità, dall’OpenHub Lazio – Cassino e dell’Associazione Risorse Donna. Ma servono anche contesti come GLOBUL, organizzazione che lavora in funzione della certificazione di genere, dell’Associazione Risorse Donna e della Casa Rifugio del Comune di Cassino, e dell'associazione SeNonOraQuando. Un ruolo importante in questa battaglia, dipende da tutti noi e realizzare il cambiamento attraverso l'educazione continua e permanente che non si fermi solo al 25 novembre.
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