Intervista a gli Osanna

Cultura - La loro storia parte agli inizi degli anni '70 con il capolavoro "L'Uomo" e da quel disco in poi, l'ascesa è stata costante e li ha portati ad essere un punto di riferimento

Intervista a gli Osanna
di Redazione - Pubblicato: 02-01-2025 15:35 - Tempo di lettura 2 minuti

Osanna possono essere considerati, per il rock progressivo italiano, alla stregua di Mahler o Grieg per il tardo romanticismo tedesco. La loro storia parte agli inizi degli anni '70 con il capolavoro "L'Uomo" e da quel disco in poi, l'ascesa è stata costante e li ha portati ad essere un punto di riferimento anche per tantissimi gruppi stranieri diventati poi famosi (vedi Genesis, tra gli altri). Come tante formazioni di successo, anche gli Osanna hanno avuto un "buco" nella loro carriera, vent'anni di inattività dal 1979 al 1999, ma poi, dal disco "Taka Boom" del 2001, sono ritornati forti come prima, grazie alla nuova linfa portata dai musicisti che si sono aggiunti alla line-up e alla carica, creatività e personalità che distingue, da sempre il loro leader Lino Vairetti.

Ciao Lino, l'ultimo vostro concerto a cui ho assistito, al Golden Pot, è stato davvero emozionante. Vorrei porti un pò di domande per il nostro giornale leggocassino.it

 

  1. Quando hai avuto la consapevolezza che Lino Vairetti, fosse diventato uno dei punti di riferimento del nuovo movimento musicale a Napoli?

 

Ho iniziato i miei primi passi cantando e strimpellando una chitarra intorno ai miei 15 anni. Era solo una passione nata, senza alcuna velleità di successo, dopo l’avvento del bit e del rock degli anni 60. Gruppi come i Beatles, i Kinks, i Rolling Stones e tanti altri (tra cui gli italiani Equipe 84 di cui ero un grande fan), erano diventati i miei idoli. Nel 1966 con Lino Ayello alla chitarra (entrato poi nel “Balletto di Bronzo”), Carlo Fagiani alla batteria e Enzo Petrone al basso (che formò successivamente i “Moby Dick”), formai “I Volti di Pietra”, primo gruppo vomerese, con un repertorio di sole cover, che ebbe un grande successo in tutta Napoli. Dopo i “Volti di Pietra”, formai con altri musicisti, altri gruppi tra cui i “Collegiali” e “Which Four?”, cambiando varie formazioni e conoscendo sempre nuovi musicisti. Ma erano progetti esclusivamente amatoriali, seppur vissuti con grande passione e serietà. Io continuavo i miei studi artistici perché volevo diventare uno scultore.

 

  1. Come nascono gli Osanna? Possiamo definirlo una sorta di Super Gruppo e perché?

 

Dopo tante formazioni e tanti musicisti, l’incontro più importante per me, fu quello con il bravissimo e mai dimenticato chitarrista Danilo Rustici (geniale fratello maggiore di Carrado e Luca) col quale nacque subito una grande intesa e l’idea di sperimentare brani originali allontanandoci dalle cover dei gruppi angloamericani. Dopo qualche anno di lavoro e di prime composizioni, maturate attraverso l’ascolto di album di gruppi come i King Crimson, Yes, ELP e Gentle Giant, insieme a Massimo Guarino alla batteria, Gianni Leone all’organo e Lello Brandi al basso, nacque il nuovo nucleo di “Città Frontale”. La fuoriuscita di Gianni Leone, sostituito dal bravissimo e carismatico flautista e sassofonista Elio D’Anna (ex Showman), fece cambiare il nome alla formazione che si chiamò poi “Osanna” e, dopo aver incontrato sulla nostra strada Renzo Arbore (che fu nostro grande mentore), subito ci incamminammo con tanta energia e con un nuovo look (che ci vedeva in scena con dei sai e i volti dipinti alla maniera di Picasso), sul territorio nazionale suonando con molto successo al “Festival di Caracalla” e al “Primo Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio” che vincemmo - ex equo – con la PFM e Mia Martini. Da quel momento si allargarono gli orizzonti e firmammo il nostro primo contratto discografico con la Fonit Cetra, pubblicando nel 1971 il nostro primo album intitolato “L’Uomo” con la prefazione di Renzo Arbore.

 

3. Perché pensaste di intitolare il vostro primo album "L'Uomo"?

 

L’album si intitolò “L’Uomo” perché era la traccia principale dell’intero vinile a 33 giri, che aveva un unico motivo conduttore ispirato all’esistenzialismo. Era, come tutti gli album di rock progressivo, un concept-album d’avanguardia, che aveva tante tracce legate tra loro contaminate da altri generi musicali abbandonando la forma canzone. La stessa copertina, ideata dal fotografo Giorgio Lari di Torino, ci rappresentava in una nuova forma innovativa.

 

  1. Il tuo gruppo è uno dei capostipite del Prog rock italiano, uno dei generi più amati negli anni '70, in Italia e non solo, come vedi la scena del Prog in questo periodo storico?

 

La scena musicale di quegli anni settanta era straordinaria. Aveva preso il sopravvento su tutta la musica imperante fino a qual momento. Le stesse case discografiche facevano a gara a prendere sotto contratto i gruppi più disparati che si formavano come formiche su tutto il territorio nazionale. I Festival ed i Raduni POP, si moltiplicavano e c’era sempre da suonare sul tutto il territorio nazionale. Era un momento fantastico per quel genere musicale che solo successivamente fu definito “Progressive rock”. Noi Osanna, insieme alle Orme, il Banco, la PFM, i New Trolls e gli Area avemmo maggiori riconoscimenti pubblicando più album in quai primi anni settanta. Gli altri gruppi, seppur di ottima levatura musicale, si limitarono a pubblicare un solo album e molti dei quali oggi hanno un grandissimo valore. Oggi la scena “prog” è naturalmente meno seguita anche se rimane un genere “cult” a livello internazionale.  Alcuni gruppi storici hanno ancora un grande seguito mentre molti giovani appassionati di musica “prog” fanno molta difficoltà ad affermarsi. È un momento molto difficile per questo genere musicale, anche se molto apprezzato a livello internazionale.

 

  1. Ho seguito vari concerti vostri ed ho visto che c'è un pubblico variegato, con molti giovani, come spieghi questo bellissimo fenomeno?

 

Il nostro è un pubblico di amanti del genere “prog” che parte da lontano con una media di età abbastanza avanzata, ma fatto anche di giovani che desiderano ascoltare una musica “suonata” con strumenti e musicisti veri senza sequenze, senza loop e senza auto-tune. I brani, sia storici che attuali, hanno sempre uno spessore artistico-culturale e gli arrangiamenti hanno intrecci sonori di grande pregio con ritmi incalzanti sia pari che dispari e con liriche di grande spessore poetico. Nulla è lasciato al caso. Chi ha la possibilità di assistere ad un concerto “prog” rimane affascinato dalla dinamicità del progetto musicale. Naturalmente parlo del nostro set Osanna che abbiamo costruito dando spazio all’innovazione senza restare ancorati solo al passato. Pur rimanendo nel genere, cerchiamo di dare una nuova vitalità a tutto il repertorio passato e presente, dando spazio a tutti i musicisti di esprimersi nei propri strumenti con assoli e virtuosismi mai fine a stessi.

 

  1. So che spesso vi recate in tour in Giappone e Corea del Sud e so che li, il Prog italiano è un tipo di musica molto apprezzato, parlami un pò di qualche aneddoto riguardante uno dei vostri tour sulla costa asiatica del pacifico.

 

Il “progressiv rock” è dilagato prepotentemente in tutto il mondo e ci sono alcune realtà internazionali che lo privilegiano su qualsiasi altro genere. Noi Osanna abbiamo suonato in questi ultimi 15 anni in più parti del mondo in festival di progressive rock importanti insieme ai nostri idoli come ELP, King Krimson, Jethro Tull e tanti altri. Abbiamo suonato in Mexico, Cile, Brasile, Francia, Russia, Spagna, Corea e soprattutto Giappone dove siamo diventati beniamini di quel pubblico straordinario, attento, passionale e competente. All’ Auditorium  “Club Città” di Kawasaki (dove suonano tutte le star del rock), abbiamo suonato ben quattro volte dal 2010 ad oggi. Sono stati pubblicati per la King Record giapponese, sempre con grande successo, anche vari CD live dei nostri concerti esclusivamente per mercato asiatico. È stato bello per me vedere il mio volto dipinto sulla copertina delle riviste musicali giapponesi. Davvero una grande soddisfazione.

 

  1. Che cos'è per te il Prog rock italiano, come lo definiresti se dovessi spiegarlo ad una persona completamente ignara su questo argomento?

 

Il Progressive rock (sia italiano che internazionale), è un genere musicale di stampo decisamente “rock” che abbandona la forma canzone (legata ai soli tre minuti di durata con strofe e ritornelli standard), lasciando spazio alla creatività e contaminandosi con vari generi quali la musica classica, sinfonica e contemporanea, il jazz, il blues ed il folk. Le liriche sempre poetiche con temi sociali, esistenziali e culturali e spesso adoperando ritmi dispari in 5/4, 7/8 e anche più complessi sempre dando dinamicità e continuità creativa e ritmica. Sembra tutto complicato ma invece, lasciandosi trascinare, ci si immerge in dimensioni fantastiche, culturali, oniriche e psichedeliche.

 

  1. Avete rapporti con altre band storiche e non e con altri musicisti? Durante i vostri concerti o nei vostri dischi invitate altri musicisti, mi puoi parlare di qualcuno di loro in particolare?

 

Certamente abbiamo ottimi rapporti con i musicisti e le altre band del genere prog sia italiano che straniero. Innanzitutto noi Osanna abbiamo dal 2009 un membro aggiunto e special guest della formazione che risponde al nome di David Jackson (sax e flauto dei Van Der Graaf Generator). Io stesso sono stato ospite cantante nel 2019 in tour europeo con Carl Palmer (mitico batterista degli ELP). Naturalmente sono in contatto con gruppi come la PFM, il Banco, il Balletto di Bronzo, Le Orme (di cui sono stato ospite nel loro ultimo tour) e dei New Trolls e in particolar modo del compianto Vittorio De Scalzi con cui ho avuto un grandissimo rapporto professionale e di amicizia. Poi io sono stato ideatore e direttore artistico di Afrakà Rock Festival che per ben 21 edizioni ha ospitato personaggi illustri della scena rock come: The Animals, Asia, Procol Harum, Emerson, Steve Hacket e tanti altri artisti internazionali con cui ho mantenuto i contatti. Ma David Jackson rimane il mio mito e amico numero “UNO” in assoluto.

 

  1. Il vostro ultimo lavoro in studio è del 2021, "Il Diedro del Mediterraneo", me ne parli un pò?

 

“Il Diedro del Mediterraneo” è il sedicesimo album realizzato nel 2021 nel cinquantennale dalla pubblicazione del primo vinile “L’Uomo”. È come tuti gli altri un “concept album” dedicato a Danilo Rustici scomparso poco prima che fosse pubblicato il nuovo disco. Tutti brani originali di nuova composizione con temi esistenziali e sociali legati alle tragedie del “Mediterraneo” luogo di guerre e di profughi in fuga da realtà drammatiche. Un grande lavoro di squadra elaborato con la nuova e stabile formazione che vede Gennaro Barba alla batteria, Enzo Cascella al basso, Pako Capobianco alla chitarra elettrica, Sasà Priore al piano, organo e synth, Irvin Varetti seconda voce e tastiere vintage e David Jackson al sax e flauto. Io naturalmente alla voce e chitarra ritmica oltre ad essere autore e compositore dei brani dell’album. È stato pubblicato in vinile e in CD con allegato il DVD del docufilm parallelo intitolato “Osannaples” scritto e diretto da M. Debora Farina.

 

  1. Dal 2021 state ricevendo tantissimi premi e una regista, M. Deborah Farina, ha diretto un docufilm dal titolo Osannaples, quante emozioni ha scaturito in voi il fatto che, una regista, comunque giovane, abbia pensato di fare un lavoro sul cinquantenario degli Osanna?

 

M. Deborah Farina è stata bravissima a cogliere gli aspetti più salienti della vita degli Osanna e creare questa sorta di storia “fantastica” intorno al nostro mondo. Lei è una bravissima documentarista ed esperta di rock nonostante la sua più giovane età. Si è avvicinata a noi attraverso un suo precedente documentario su Fernando Di Leo (regista del film “Milano calibro 9”), appassionandosi alla colonna sonora del film che noi Osanna registrammo con Luis Bacalov; colonna sonora pubblicata nel 1972, sempre dalla Fonit Cetra,  come nostro secondo album intitolato “Preludio, Tema, Variazioni e Canzona”. Fui invitato personalmente alla proiezione del docufilm di Deborah e da quel momento è nata una stretta collaborazione che durante la pandemia (dopo ricerche storiche, riprese in varie zone di Napoli e della Campania, interviste a personaggi illustri della scena musicale legata al progressive rock internazionale), si è concretizzata con la proiezione di questo splendido docufilm nei Circuiti dei Festival Internazionali di Cinematografia. Il docufilm “Osannaples” (un titolo appropriato coniato dalla stessa Deborah Farina con l’acronimo di Osanna e Napoli), è stato pubblicato in DVD dalla mia etichetta Afrakà e successivamente la stessa sceneggiatura è stata poi pubblicata, con un bellissimo libro omonimo, dalla LFA Publisher. M. Deborah Farina ha successivamente realizzato e pubblicato nel 2023 come autrice e regista, un ulteriore ducufilm dal titolo “Milano Calibro 9 – Le ore del destino”,  commissionato dalla Cineteca Nazionale, sempre con la collaborazione di noi Osanna quali interpreti e protagonisti.

 

 

  1. Come nasce il vostro rapporto con Luis Bacalov, uno dei compositori e direttori d'orchestra più importanti della seconda metà del '900?

 

Come ho già accennato prima, nel 1972 la Fonit Cetra (dopo il successo dell’album Concerto Grosso dei New Trolls del 1971 legato al film “La Vittima Designata”), volle ripetere l’operazione nel 1972 formando un nuovo binomio Luis Bacalov / Osanna per la colonna sonora del film “Milano Calibro 9” che fu un grande successo ed ancora oggi rivalutato come film cult dallo stesso Quentin Tarantino. Nacque questa splendida collaborazione – che poi si è perpetuata negli anni – che permise a noi Osanna, giovani musicisti appena ventenni, di cimentarci con il nostro rock insieme ad una grande orchestra sinfonica. Lavorare sui trailer del film che vedeva attori quali Gastone Moschin, Mario Adorf, Philippe Leroy e Barbara Bouchet, fu per noi una vera palestra di esperienze musicali. Bacalov costruì un brano esclusivamente per la ma voce (la fantastica There Will Be Time) di cui ancora oggi ne sono fiero ed onorato. Il testo, ispirato ad un poema di Thomas Eliot, era di Bigazzi e Sergio Bardotti che fu anche il produttore dell’album. Una esperienza indimenticabile che ancora oggi mi onora di averla vissuta. Noi Osanna portiamo ancora questi brani in repertorio che eseguiamo dal vivo con varie orchestre, ultima delle quali a Trapani a fine settembre 2024 con l’Orchestra Sinfonica Giovanile del Conservatorio di Trapani formata da ben 98 musicisti tra professionisti e giovani talenti. Anche in Giappone nel 2012 eseguimmo tutta la suite di Milano Calibro 9 con una orchestra sinfonica di Tokio,  dal cui live registrato in diretta, fu pubblicato l’album “Rosso Rock”.

 

  1. Puoi dirmi chi è Pino Daniele per Lino Vairetti?

 

Pino Daniele da alcuni di noi chiamato “Pin8” è stato un mio giovane amico in tempi non sospetti, prima ancora che diventasse famoso. Lui era il chitarrista di un gruppo di jazz-rock chiamato Batracomiomachia in cui militavano dei giovanissimi Rino Zurzolo, Enzo Avitabile, Rosario Iermano, Paolo Raffone, Gianni Battelli ed Enzo Ciervo come cantante. Io ascoltai per primo dei sui brani inediti solo voce e chitarra e decisi di produrlo. Poi le cose andarono diversamente e lui riuscì ad avere, a prescindere da me, il suo primo contratto discografico. Io avevo visto ed intuito subito il grande talento che nascondeva quel giovane appena ventenne. Mi innamorai dei suoi brani, della sua personalità e della sua voce strana, immatura ma efficace e graffiante. Conservo ancora quei provini realizzati a casa mia di cui alcuni sono ancora inediti. Gli realizzai anche il suo primo servizio fotografico con immagini che oggi sono pubblicate in tutti i libri e anche nei film realizzati su di lui. Una prima foto è stata pubblicata nel 1976 per il suo primo 45 giri “Che Calore”, mentre un’altra è diventata la copertina del cofanetto pubblicato postumo nel 2015 dal titolo “Tracce di Libertà”. Ho avuto il piacere di condividere il palco con lui eseguendo con gli Osanna il brano “Il Mare” nel suo evento “Napul’è – Tutta N’ata Storia” nel 2013.

Pino rimarrà un grande ed ineguagliabile “mito assoluto” nella storia di Napoli insieme solo ad altri pochi miti come: San Gennaro, Masaniello e Maradona.

 

La formazione attuale è formata da:

  • Lino Vairetti - Voce, Armonica a bocca, Chitarra acustica.
  • Gennaro Barba - Batteria
  • Enzo Cascella - Basso
  • Irvin Luca Vairetti - Sintetizzatore, Voce
  • Sasà Priore - Pianoforte, Tastiera
  • Pasquale Capobianco - Chitarra

 

PROSSIMI CONCERTI:

Chi non conosce gli Osanna si documenti al più presto per capirne lo spirito, l’attualità e la longevità della loro musica. Venite ai prossimi concerti del 2025 che si terranno a  Rosignano Marittimo (Livorno) venerdì 17 gennaio, al Club Il Giardino di Lugagnano di Sona (Verona) sabato 18 gennaio e al Teatro Bolivar di Napoli venerdì 21 febbraio. Vi aspettiamo.

 

In uscita nel 2025 un doppio album in vinile e DVD di un concerto tenuto a Besate Milanese. Da collezione.





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