Opinioni - I promotori del referendum hanno deliberatamente omesso di spiegare che si tratta di una riforma approvata in modo pienamente legittimo attraverso un lungo percorso legislativo: avviato da Prodi, sviluppato con la bicamerale presieduta da D'Alema nel 1999 e concluso sotto il governo Amato nel 2001
di Dario Nicosia
La recente decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sulla cosiddetta "legge Calderoli" sull'autonomia differenziata non solo conferma i limiti del quesito proposto, ma mette in evidenza una questione più profonda: l'uso distorto della partecipazione popolare per scopi propagandistici.
La Consulta ha chiarito che il quesito referendario "alterava la funzione stessa del referendum abrogativo", trasformandolo in una scelta generale sull'autonomia differenziata e, di fatto, sull'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Ma un tema così complesso non può essere oggetto di abrogazione referendaria: richiederebbe una revisione costituzionale. Questo punto è cruciale, perché mostra quanto il quesito fosse costruito in modo fuorviante.
Fin dall'inizio, le forze progressiste hanno promosso il referendum dipingendo la legge Calderoli come una riforma costituzionale mascherata, un'accusa falsa e volutamente fuorviante. Hanno cercato di convincere i cittadini che questa legge avrebbe introdotto ex novo l'autonomia differenziata, ignorando volutamente il fatto che tale principio è già sancito dalla Costituzione dal 2001, con la riforma del Titolo V.
Nei miei articoli ho sempre sottolineato come questa narrazione fosse una vera e propria propaganda menzognera. (LEGGI QUI: "Autonomia differenziata, basiamoci sui fatti concreti e non su narrazioni politiche evasive") - (E LEGGI ANCHE: Autonomia differenziata, Nicosia scrive al Comitato di Cassino).
I promotori del referendum hanno deliberatamente omesso di spiegare che l'autonomia differenziata è il risultato di una riforma approvata in modo pienamente legittimo attraverso un lungo percorso legislativo: avviato dal governo Prodi, sviluppato con la bicamerale presieduta da Massimo D'Alema nel 1999 e concluso sotto il governo Amato nel 2001.
Fu poi confermata da un referendum popolare, che ne legittimò definitivamente i contenuti. Ignorare tutto questo e presentare la legge Calderoli come una minaccia alla Costituzione è stato un atto di disinformazione. Ma, come ci ricorda la saggezza popolare, le bugie hanno le gambe corte, e i fatti prima o poi emergono, un po' come il naso di Pinocchio.
Nel suo verdetto, la Consulta ha sottolineato che il quesito referendario era "fuorviante della volontà popolare". Non si trattava semplicemente di abrogare una legge, ma di mettere in discussione principi già sanciti dalla Costituzione. Questo è un punto fondamentale: il referendum non può essere usato per aggirare i limiti costituzionali, e utilizzare uno strumento così importante in modo scorretto è un atto grave.
Questa vicenda ci lascia un insegnamento importante: la partecipazione democratica va rispettata, non manipolata. Presentare una legge ordinaria come un attacco alla Costituzione è un insulto all'intelligenza dei cittadini, una strategia che alimenta sfiducia nelle istituzioni e nel dibattito pubblico.
I promotori del referendum sapevano bene che la legge Calderoli non introduceva nulla di nuovo, ma si limitava a dare attuazione a un percorso già tracciato. Eppure hanno preferito alimentare una campagna di disinformazione, sfruttando il tema per fini elettorali e propagandistici.
La decisione della Consulta è una difesa dei principi democratici e costituzionali. È un richiamo a mantenere trasparenza e serietà nel dibattito pubblico. L’autonomia differenziata è un tema complesso, che merita un confronto sincero e rispettoso della verità storica e giuridica. Solo così possiamo affrontare questa sfida in modo costruttivo, rafforzando la coesione del Paese invece di alimentare inutili divisioni.
Articolo precedente
A Cassino l'asfalto si colora di nero, ma la sicurezza resta in biancoArticolo successivo
La sinteticità del cuore