Economia - Lunedì si chiudono i cancelli dello stabilimento di Cassino, si rientra il 10 novembre ma già è arrivata la comunicazione delle lunghe ferie natalizie. Sotto l'albero cassa integrazione a valanga, con il rischio che al 31 dicembre del 2025 per le tute rosse si conteranno più fermate produttive che ore trascorse sulla catena di montaggio. Otto anni fa lo 'scherzetto di Halloween', da lì una discesa senza fine. Tutti i numeri
L'annuncio è arrivato come un monito, l'ennesimo segnale di una produzione che fatica a trovare continuità: Stellantis ha comunicato che le festività natalizie saranno anticipate, con un lungo stop che terrà gli operai lontani dalle linee di montaggio dal 15 al 31 dicembre. Sebbene la pausa sia legata al periodo festivo, la sua durata estesa ha immediatamente riacceso il dibattito sul bilancio annuale tra giorni lavorati e giorni di fermo produttivo. E i numeri, messi in fila, disegnano un quadro decisamente preoccupante.
La matematica della crisi: i giorni di stop aumentano
L'ombra di una gestione del lavoro sempre più frammentata si allunga sull'intero anno 2025. Già il terzo trimestre si era chiuso con un sostanziale pareggio al ribasso: 84 giorni lavorati a fronte di 82 giorni di stop. Ma è con l'avanzare dell'autunno che la situazione è precipitata.
Considerando gli stop successivi, ovvero alla prima decade di ottobre, il quadro appariva drammatico: su un totale di 174 giorni lavorativi disponibili, ben 90 sono risultati giorni di stop.
In pratica, lo stabilimento ha operato per meno del 50% dei giorni effettivi (precisamente 84), obbligando la stragrande maggioranza dei dipendenti a un ricorso costante e prolungato agli ammortizzatori sociali.
Dopo quel periodo, la produzione ha ripreso ritmo: da lunedì 13 ottobre e fino a ieri si è lavorato quasi senza interruzioni, fatta eccezione per il solo 22 ottobre. Questo ha permesso di "migliorare" leggermente il bilancio.
Il conto finale che preoccupa
Guardando ai primi dieci mesi del 2025, la situazione era ancora in un fragile equilibrio: su 189 giorni lavorativi, si contavano 91 giorni di fermo produttivo e 98 giorni in fabbrica. Tuttavia, il nuovo stop in arrivo ha nuovamente spostato l'ago della bilancia. Lunedì 3 novembre scatterà un nuovo blocco di 5 giorni, che si protrarrà fino al 7 novembre. Con questo ulteriore stop, i giorni di fermo salgono a quota 96, riducendo il vantaggio sui giorni lavorati (98).
Ma è l'annuncio natalizio a segnare la svolta definitiva. Con lo stop già comunicato dal 15 al 31 dicembre, è ormai una certezza matematica: i giorni di fermo (al netto di festivi e ferie ordinarie) supereranno quota cento, attestandosi con precisione a 101.
50%: la soglia superata
Su un totale di 224 giorni lavorativi nel corso del 2025, è ormai chiaro che gli operai lavoreranno al massimo per il 50% del tempo. Il rischio che i giorni di stop finiscano per superare quelli effettivi di presenza in fabbrica è più di una remota ipotesi; è una concreta possibilità, anche perché tra il 10 novembre e il 5 dicembre sono previsti altri fermi per i quali si attende solo l'ufficialità e che porterà il conto dei giorni di cassa integrazione a circa 110 sui circa 220 lavorativi del 2025: ovvero il 50%.
Proprio in queste ore, poi, non si può fare a poi meno di ricordare una data simbolo per lo stabilimento: il 31 ottobre 2017, una sorta di "scherzetto" di Halloween molto amaro, quando 532 lavoratori interinali (su 832 assunti pochi mesi prima) furono licenziati e allontanati con un semplice SMS. Quell'episodio segnò un punto di non ritorno. All'epoca, sebbene già in crisi, lo stabilimento di Cassino contava comunque oltre 4.000 dipendenti. Oggi, gli addetti sono circa la metà, una riduzione drastica che riflette il progressivo disimpegno produttivo. Un dimezzamento che, purtroppo, fa il paio con la previsione sui giorni di lavoro del 2025.
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