RUBRICHE - “Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata all’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto”
di Vanessa Carnevale
Capita spesso, molto più di quanto possiamo immaginare, di idealizzare qualcuno o qualcosa in modo cosi spropositato tanto da iniziare a pensare che costui/costei ci abbia stregato con qualche prodigio. Eppure, questa stregoneria di cui siamo succubi, non è nient’altro che un nostro sortilegio autodistruttivo…una sorta di auto sabotaggio vero e proprio!!! Ma per quale ragione ci facciamo del male in questa maniera? Ultimamente me lo sto chiedendo spesso e vi confesso che riscontro non poche difficoltà a rispondere. Io francamente credo che i sentimenti, specie quello di attrazione che proviamo verso l’altro, siano i primi campanelli di allarme della nostra fragilità. Ma perché mai?
Sono di questo parere perché la maggior parte degli esseri umani (e qui io mi colloco in prima fila) è convinta di non essere mai abbastanza e questo senso di “arto mancante” tendono a ricercalo in qualcuno che possa colmarlo… alcune volte ci si riesce, altre no! Ed io credo che il vero motivo di questa malriuscita sia da ricercare nella poca autostima, nel non aver ancora compreso che ciascuno di noi è unico e che l’altro deve solo darci qualcosa in più, deve arricchirci, non deve completarci perché incompleti. Mi trovo spesso a contatto con persone deluse, persone che guardano continuamente il loro cellulare in attesa di un messaggio, sempre convinte di essere dalla parte del torto quando il proprio compagno o la propria compagna o dei cari amici si allontanano. E invece basterebbe ripetere a sé stessi, guardandosi con amorevolezza allo specchio, che in primis c’è la nostra persona, la nostra mente, i nostri sogni, il nostro corpo e poi viene l’altro, che sia in amore che in famiglia o in amicizia. Gli altri non sono migliori di noi, non sono gli aguzzini dei nostri sentimenti, non sono i grandi architetti delle nostre gioie o delle nostre sofferenze, non sono perfetti. Perfetto è solo il tempo che stiamo vivendo, il nostro essere nel mondo e respirarlo.
Questo passo citato in alto è tratto dal libro Il Grande Gatsby di Fitzgerald e si propone di essere il vessillo delle mie crociate contro l’idealizzazione. Come si evince da questa frase apostrofata poc’anzi, la colpa non è da ricercarsi in Daisy, ma nell’idealizzazione di quest’ultimo, colpevole di aver superato “i limiti umani” ed aver creduto di trovarsi dinanzi ad una donna perfetta, incapace di deluderlo e di restare delusa. Eppure si sa, come ci insegna il buon vecchio Odisseo finito in un girone infernale per aver superato le famose Colonne d’Ercole, andando oltre l’umano e ricercando degli ideali INUMANI, si corre il rischio di scottarsi e rimanere ustionati per molto tempo. Daisy è meravigliosa, ma fallibile. La delusione del giovanotto appartiene a tanti di noi, eppure basta poco… amiamoci e saremo amati, non è con l’idealizzazione che troveremo il punto in cui nasce l’arcobaleno…perché l’arcobaleno siamo noi!!!
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