Opinioni - Durante la solenne commemorazione delle vittime delle Foibe, il Presidente Mattarella ha pronunciato parole che hanno suscitato profonde riflessioni. Ecco l'analisi di Giovanni Dario Nicosia
Durante la solenne commemorazione delle vittime delle Foibe, il Presidente Mattarella ha pronunciato parole che hanno suscitato profonde riflessioni. Ha denunciato con vigore i tentativi di oblio, negazione o minimizzazione di questi tragici eventi, definendoli non solo un affronto alle vittime e alle loro famiglie, ma anche un danno irreparabile per la coscienza collettiva della nazione.
L'affermarsi di un'egemonia culturale nel tessuto della società italiana emerge come un fenomeno di rilevanza critica. Alimentato dalle teorie di Gramsci sull'egemonia culturale, questo fenomeno ha plasmato il panorama dell'opinione pubblica e influenzato la narrazione storica del paese. Questa manipolazione della memoria collettiva ha portato a una visione parziale e distorta del passato nazionale, adattata agli interessi e alle visioni delle élite dominanti.
Al centro di questa egemonia culturale si trova il concetto del "pensiero unico", una tendenza alla omogeneizzazione globale dell'opinione pubblica. Questo pensiero unico si traduce in un conformismo culturale dilagante, un'omologazione comportamentale diffusa e l'imposizione dell'influenza del mercato su ogni aspetto della vita sociale. Questo sistema, radicato nel progressismo come filosofia pubblica, cerca di cancellare le differenze culturali e le tradizioni, riducendo la letteratura, l'arte e il linguaggio a mere appendici di un'uniformità indotta.
La censura preventiva e la politica del politically correct vengono utilizzate per eliminare ogni forma di dissenso e proteggere l'egualitarismo a discapito della libertà individuale. Tuttavia, questo trionfo del pensiero unico è destinato a scontrarsi con la crescente insoddisfazione dei popoli verso modelli omologanti. Si aprono così spazi di rivalutazione della Tradizione come antidoto al vuoto spirituale e culturale del presente. Infatti, la Tradizione rappresenta un patrimonio di valori, conoscenze e pratiche tramandate nel tempo, che possono offrire punti di riferimento stabili e radici solide in un mondo sempre più frammentato e in rapida trasformazione.
La rivalutazione della Tradizione non implica un ritorno acritico al passato, ma piuttosto una riscoperta critica e consapevole delle risorse culturali e spirituali che essa può offrire per affrontare le sfide contemporanee e costruire un futuro più equo, sostenibile e significativo.
In conclusione, la lezione delle Foibe, nelle parole del Presidente della Repubblica : "I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione.”, e l'analisi dell'egemonia culturale ci invitano a riflettere sul ruolo del pensiero unico nella formazione dell'opinione pubblica e sulla necessità di difendere la diversità culturale e la libertà di pensiero. La rivalutazione della Tradizione si presenta come un cammino promettente per riconnetterci alle nostre radici e costruire una società più inclusiva e consapevole del suo patrimonio culturale.
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