Opinioni - Non può non sorprendere la disinvoltura di chi, ancor più se con il proprio “lampeggiante” verso destra, cerca di riesumare tale inquietante figura di capo assoluto del governo di un Comune di cupi tempi lontani, per accostarla al sindaco di Cassino
Senza voler andare troppo indietro negli anni, men che meno al tempo del basso Medioevo, la figura del podestà venne reintrodotta in Italia dal fascismo, quasi un secolo fa, nel 1926.
Non può non sorprendere quindi la disinvoltura di chi, ancor più se con il proprio “lampeggiante” verso destra, cerca di riesumare tale inquietante figura di capo assoluto del governo di un Comune di cupi tempi lontani, per accostarla al sindaco di Cassino. Sorprendente se non altro per la incolmabile distanza tra la nomina d’autorità di un potestà e l’elezione democratica di un sindaco. Ma ancor più per i poteri assoluti del primo e di quelli relativi, assai relativi, del secondo.
Allora una ripassatina dei poteri del podestà di un tempo e di un sindaco oggi può rivelarsi non solo opportuna, ma forse anche necessaria. Se poi giovi o meno, poco importa. Comunque, perché non provare?
Veniamo dunque a noi. Nel 1926, secondo anno dell’era fascista, vengono promulgate due leggi cosiddette fascistissime. Introducono la figura del potestà a capo del governo di un Comune e vengono soppressi gli organi elettivi, ovvero il sindaco ed il consiglio comunale. Tutte le loro funzioni trasferite ad un singolo soggetto, il potestà. Questi è nominato direttamente dal governo tramite regio decreto.
La carica di sindaco viene ripristinata dopo la fine della guerra di Liberazione, nel gennaio del 1946, 78 anni fa, quando vengono pure ricostituite le amministrazioni comunali su base elettiva. Quindi nuovamente introdotti la giunta ed il consiglio comunale, con i rispettivi ruoli. Sia il sindaco che gli assessori tornarono ad essere scelti dai consiglieri eletti dai cittadini. Tale ordinamento è rimasto in vigore fino al 1993, quando viene introdotta l’elezione diretta del sindaco, cui spetta la nomina degli assessori. Comunque il massimo organo di governo cittadino per le questioni importanti è il consiglio comunale.
Condizione di comando diversa, assai diversa, dunque, quella del sindaco dal potestà con poteri assoluti.
Veniamo ora al dunque. Dare quindi addosso ad un primo cittadino che, come da dovere, dà esecuzione ad una decisione della massima assise cittadina (la ricollocazione di parti del mercato settimanale, come nel caso ultimo di specie) riesumando il defunto podestà dei tempi andati, ricorda un po’ quel gridare “al lupo! al lupo!”. Rischiando in tal modo di non essere creduti, quando il “lupo” arriva per davvero. Quando, cioè, dovesse presentarsi il caso di dover assestare bastonate sul groppone del sindaco (il “lupo”) per qualche eventuale “magagna” su materia di sua stretta ed esclusiva competenza.
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