Rubriche - Tutti dovrebbero avere l'opportunità di lavorare e non solo per “sudare il salario”, ma per esercitare ed estrinsecare la propria individualità senza barriere all’ingresso e senza essere costretti a scendere a compromessi
“Chi suda il salario, chi ama l’amore e i sogni di gloria, chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria”, cantava Rino Gaetano nell’estate del 1975. Già perché quotidianamente vediamo lavoratori che lo stipendio lo guadagnano lavorando alacremente e con il sudore della fronte e, contestualmente, usurpatori che occupano la loro posizione soltanto grazie a amicizie e favoritismi.
Quante volte ci arrabbiamo dinanzi a situazioni del genere, avvertiamo forte il senso di ingiustizia, ci sentiamo traditi dal nostro stesso Paese perché non ci protegge da simili storture del sistema. Ogni giorno assistiamo ad un’applicazione distorta del principio della mistoforia ormai completamente avulsa dal suo scopo originario, la meritocrazia, soprattutto in determinati ambienti di lavoro, è pura teoria.
L’art. 1 della Costituzione italiana recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ebbene se il sistema Paese si basa sul lavoro allora tutti dovrebbero avere l’opportunità di lavorare e non solo per “sudare il salario”, ma per esercitare ed estrinsecare la propria individualità senza barriere all’ingresso e senza essere costretti a scendere a compromessi.
La democrazia vera, infatti, può attuarsi solo laddove vi è libertà di esercizio della sovranità popolare tanto cara ai padri costituenti. In assenza nella migliore delle ipotesi si è al cospetto di un regime oligarchico tendente alla dittatura.
Se anche tu qualche volta hai pensato di aver subito un’ingiustizia nell’ambiente lavorativo e vuoi raccontarci anche tu la tua esperienza scrivi a redazione@leggocassino.it.
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