Economia - Le storie di chi non riesce più ad arrivare alla fine del mese, l'incertezza del futuro che regna sovrana: uno sciopero con un'adesione senza precedenti: a Cassino la percentuale più alta d'Italia, oltre il 90%. Unanime la solidarietà del mondo politico, dai sindaci ai vertici della regione Lazio presenti ieri anche alla manifestazione di Piedimonte San Germano [IL REPORTAGE - FOTO GALLERY]
Una giornata destinata ad entrare nella storia sindacale dello stabilimento Stellantis di Cassino quella del 18 ottobre. Gli operai, di buon mattino, si sono avviati alla volta della Capitale. I più mattinieri sono partiti alle 5.30 dinanzi i cancelli dello stabilimento Stellantis, alle 6.30 altri pullman sono partiti dal piazzale antistante l'ex ospedale di Cassino: in totale sono stati 18 i bus che dalla Ciociaria si sono diretti nella Capitale. La rabbia per la situazione che si è venuta a determinare ha la meglio sulle speranze. Tuttavia le tute rosse hanno risposto in maniera compatta: l'adesione allo sciopero nella fabbrica di viale Umberto Agnelli si attesta all'89% e supera il 90% nelle aziende dell'indotto e della componentistica. Lo stabilimento di Cassino è stato quello, insieme a Pomigliano, dove si sono registrate le adesioni più alte allo sciopero.
Una giornata storica, non solo per i numeri. Ma anche e soprattutto per la solidarietà e la sensibilità mostrata dal territorio e dal mondo politico. Per la prima volta al fianco degli operai hanno sfilato i sindaci in fascia tricolore. "La mia presenza e quella sindaci della Consulta del Lazio Meridionale al fianco dei lavoratori di Stellantis e dell’indotto in sciopero a Roma, era doverosa per sostenere la manifestazione in difesa dell’automotive e per il futuro dell’industria italiana". Queste le parole del sindaco di Cassino, presidente della Consulta dei sindaci, che ieri a Roma hanno presenziato in fascia tricolore con i due gonfaloni delle città di Cassino e Piedimonte San Germano."Le famiglie dei nostri lavoratori - spiegano i sindaci del territorio - hanno già pagato un prezzo altissmo per le politiche aziendali del gruppo italo-francese, che non ha assicurato i livelli occupazionali previsti, né la continuità lavorativa. Gli ultimi tempi sono stati scanditi da continui periodi di cassa integrazione che hanno ridotto sensibilmente i salari, con pesanti ricadute sull’economia del nostro territorio".
Proprio per dare attenzione ai territori dove ci sono gli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis, le organizzazioni Fismic, Ugl e Aqcfr hanno organizzato sempre ieri sit-in locali, uno dei quali a Piedimonte San Germano dove, tra gli altri, hanno presenziato il presidente del consiglio provinciale, Gianluca Quadrini, l'assessore regionale Pasquale Ciacciarelli e il consigliere regionale Daniele Maura. E ieri, nel giorno delle due manifestazioni sindacali, dalla Regione è intervenuta la vice presidente di Rocca, assessore alle attività produttive Roberta Angelilli che ha dichiarato: "Abbiamo attivato in Regione un tavolo tecnico permanente e attendiamo di conoscere i dettagli del piano industriale. Un passaggio, questo, fondamentale per comprendere realmente qual sia il futuro dello stabilimento di Cassino, anche perché, nonostante le reiterate rassicurazioni espresse da Stellantis sull’aumento della produzione e la conseguente implementazione dei livelli occupazionali, al momento i segnali arrivati sono di senso diametralmente opposto"
IN PULLMAN CON GLI OPERAI
Nei bus - 17 in totale, quelli organizzati dalle categorie di settore di Cgil, Cisl e Uil - si sorride e ci si abbraccia, ma è palpabile la preoccupazione. Li senti parlare dei figli, dei contratti rinnovati "ma ancora precari" e poi - soprattutto - della loro situazione. Due le richieste che emergono con forza durante il viaggio verso Roma: sono prospettiva e dignità. In fabbrica si lavora sempre meno e il timore che aleggia è che la produzione si sposti all'estero.
Saverio ha 60 anni, dall'88 lavora per il gruppo "ho iniziato come collaudatore auto dell'Alfa Romeo - dice - da allora più passa il tempo e più lo stabilimento si impoverisce". C'è una linea di demarcazione, è quella del cosiddetto "Ccsl", il contratto specifico di lavoro introdotto ai tempi di Marchionne: "Non è più dei metalmeccanici, avremo una pensione ridotta rispetto ai colleghi, ad esempio - aggiunge - e poi tra solidarietà e cassa integrazione che termina a fine anno non c'è futuro.
Ci hanno ridotto alla fame e non riusciamo più ad affrontare la quotidianità con la famiglia". Grazia Di Giorgio da Cassino è arrivata fino sul palco di piazza del Popolo, speaker della manifestazione per la parte delle rappresentanze aziendali. Prima di salire racconta i suoi "25 anni al montaggio, ho fatto un pezzetto di storia e conosciuto alti e bassi, ma un momento più drammatico di questo mai, perché è messo in discussione il futuro". Il timore? "Restare con un pugno di mosche, si è pensato sempre di più al lusso e non al fatto che sono gli operai a poter comprare le auto e non possono più permetterselo se restano senza stipendio o sono precari".
Maurizio Vecchio, 51 anni, è impiegato dell'azienda dell'indotto Trasnova che si occupa di logistica di vetture. "Con gli assegni familiari riesco a portare a casa poco più di 1.500 euro al mese. In questi anni ho cambiato tre società, ma l'incertezza che si respira adesso non c'è mai stata". Luigi Di Caprio, 48 anni, impiegato in Fca security: "Lavoro in Fiat da 16 anni. Le condizioni negli ultimi 5 sono peggiorate. Ad oggi lo stipendio medio è di 400 euro, lavoriamo mediamente 8 giorni al mese. Rischio di trovarmi senza più lavoro e ho tre figli: queste sono le preoccupazioni. Si riparte soddisfatti dell'esito della manifestazione, si scorrono siti e social per vedere cosa è emerso, ma le prospettive restano labili e la dignità continua a essere ridotta ai minini termini. Per questo il futuro preoccupa tanto. Tantissimo".
L'ALTRA MANIFESTAZIONE
Leggi speciali per ottenere ammortizzatori sociali per i lavoratori Stellantis e l’indotto; affrontare il problema energetico in maniera incisiva; cambio del piano industriale per la realizzazione di automobili non solo elettriche e che siano alla portata di tutti i cittadini Questi i tre punti chiave dello sciopero di ieri mattina dei lavoratori del comparto automotive che si sono radunati nella piazza del palazzo comunale di Piedimonte San Germano assieme ai sindacati UGL Metalmeccanici, Fismic e l’Associazione Quadri e Capi Fiat (AQCF).
Nutrita anche la presenza delle istituzioni: dall’assessore regionale Ciacciarelli ai consiglieri regionali Savo e Maura, dal vice presidente della provincia di Frosinone Quadrini ai rappresentanti dei Comuni di Piedimonte San Germano, Roccasecca e Arce, con l’appoggio dei parlamentari frusinati, tutti uniti nel chiedere alla dirigenza Stellantis l'inizio di una nuova stagione di investimenti che possa rilanciare lo stabilimento cassinate e tutte le fabbriche italiane. Il mercato attuale sta certificando il fallimento della produzione di automobili elettriche: pochissime richieste anche a fronte di prezzi esorbitanti per la maggior parte delle tasche dei cittadini. A sostenere l’UGL locale anche l’esponente della segretaria nazionale dell’UGL Metalmeccanici Adelmo Barbarossa e il Segretario dell’UGL Lazio Armando Valiani.
LA UILM: NON CI FERMEREMO
"Quello di ieri - dice Gennaro D'Avino della Uilm - è stato uno sciopero storico. Dopo oltre 40 anni i lavoratori dell’ex Fiat e del settore dell’auto scioperano perché, a causa di decisioni scellerate, sono a rischio 120mila posti di lavoro e un’intera filiera. Nella provincia di Frosinone la situazione è molto delicata e complessa ammortizzatori sociali in deroga che scadono a dicembre 2024. La situazione è drammatica . La produzione è ai livelli di 70 anni fa. Record di cassa integrazione nello stabilimento Stellantis di Piedimonte S.G.
Centinaia di posti di lavoro persi negli ultimi 2 anni ,e se non ci saranno interventi seri e concreti per tutte quelle aziende che hanno esaurito tutti gli ammortizzatori sociali sarà una catastrofe.Non è più il tempo degli annunci e delle provocazioni, l’auto in Italia sta morendo!
In provincia il 70% delle aziende metalmeccaniche lavora per l'automotive ,alcune aziende stanno pensando e attuando il trasferimento delle attività in regioni coperte da AREA DI CRISI COMPLESSE . Da oggi cambiamo marcia! Vogliamo una transizione giusta che metta al centro il lavoro e il futuro dell’auto in Italia!
Senza risposte concrete questo sciopero sarà solo l’inizio di una mobilitazione senza sosta in ogni stabilimento italiano. Una cosa è certa e lo devono sapere tutti, a partire dal Governo e Stellantis: vogliamo produrre auto e non cassa integrazione! Il tempo è scaduto!
Adesso Subito un incontro a Palazzo Chigi con Meloni e Tavares per fare chiarezza sulle intenzioni di Stellantis e del Governo. Noi non ci fermeremo!
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