Economia - Nel vertice di ieri al Mimit il dott. Marco Calabrò ha spiegato che a Cassino la produzione dei nuovi modelli ci sarà solo l'anno prossimo e non entro l'autunno del 2025 come previsto. Quel che è certo è che Piedimonte continuerà a sfornare auto: fake news e speculazioni quelle relative alla possibilità di convertire il sito per produrre armi
Bisognerà attendere il 2026 per vedere sulle linee dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano il primo dei tre nuovi modelli: lo Stelvio full electric. Non partirà entro l’autunno di quest’anno come inizialmente previsto. Questo significa che il 2025 sarà ancora un anno di grande sofferenza per il sito ciociaro alle prese con continui ricorsi agli ammortizzatori sociali. La conferma che il nuovo modello Alfa Romeo non partirà entro fine anno è emersa ieri nel corso del vertice al Mimit tra il ministro Urso, i vertici della multinazionale e le organizzazioni sindacali.
A dirlo è stato il dott. Marco Calabrò, funzionario del Mimit e componente dello staff del ministro Urso, che ha riassunto ai sindacati il piano industriale presentato da Stellantis: per quel che riguarda Cassino, Calabrò ha detto che ci saranno tre modelli sulla nuova piattaforma Stla-Large, a partire, appunto, dal 2026.
Inizialmente, invece, lo Stelvio era previsto nel 2025, la Giulia nel 2026 e un terzo modello, probabilmente a marchio Maserati, nel 2027. Si tratta, però, solo di uno slittamento di qualche mese: nessun disimpegno e nessuna retromarcia. Anzi. A vedere il bicchiere mezzo pieno è la vice presidente della regione Lazio Roberta Angelilli, assessore alle attività produttive, che spiega: “Durante l’incontro, alla presenza del ministro Adolfo Urso e del sottosegretario Fausta Bergamotto, sono stati confermati gli impegni di Stellantis, anche sullo stabilimento di Cassino, con il Ministero che manterrà attivo un tavolo permanente di monitoraggio per garantire il rispetto degli accordi sulla produzione e l’occupazione”.
Meno ottimiste si dicono invece le sigle sindacali, perché significa che quest’anno ci sarà ancora da soffrire per la fabbrica ai piedi dell'abbazia di Montecassino: dall’inizio dell’anno ad oggi si è lavorato solamente per 18 giorni e nei primi giorni della prossima settimana è atteso l’annuncio di un nuovo stop alle attività produttive per il mese in corso. Il motivo della chiusura dei cancelli è sempre lo stesso: mancanza di commesse. Un problema che si inserisce in un contesto più ampio, che non riguarda solo Cassino ma l’intero settore dell’automotive. Per questo motivo nel corso del vertice di ieri il ministro Urso ha sottolineato come il governo ha messo a disposizione per il quest'anno 1,6 miliardi per il settore e programmato 2,5 miliardi per il triennio 2025/27 per la riqualificazione per le aziende della componentistica.
I sindacati, come detto, hanno mostrato però un certo scetticismo: il segretario della Fim-Cisl Ferdinando Uliano intervenendo al tavolo ha ribadito come il Piano auto della Commissione Europea è del tutto insufficiente e inadeguato rispetto alle esigenze di un comparto strategico che sta affrontando una transizione complessa e rischiosa e ha invitato il Governo e il Ministro Urso “a lavorare in ambito europeo e nazionale sulla necessità di misure straordinarie e rapide", ribadendo la necessità di rispettare i tempi di assegnazione e lancio dei nuovi modelli, al fine di ridurre l’impatto della cassa, e l’ibridizzazione dei modelli, anche per quel che riguarda Cassino.
Dall’Ugl è invece intervenuto il segretario Antonio Spera, che ha chiosato: “Siamo disposti a fare fronte comune con le imprese per superare l’impostazione ideologica del Green Deal, perché, se così non fosse, l’industria europea dell’auto potrebbe soccombere davanti agli altri competitor, tanto più a causa degli eventuali nuovi dazi americani e della sovrapproduzione cinese”. Della necessità di fare “fronte comune” ha parlato anche la vice presidente Angelilli che a proposito della crisi delle aziende della componentistica ha poi rassicurato: “La Regione Lazio, come già annunciato nel Piano industriale regionale, è pronta a presentare delle misure specifiche per l’indotto di Stellantis, un passo necessario per supportare la riconversione produttiva”.
MA QUALI ARMI!
Il vertice di ieri spazza via anche un'altra fake news circolata nei giorni scorsi: quella, cioè, che lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano possa smettere di fare auto per darsi alla produzione dei carri armati. "Potrebbe sembrare al momento prematuro discutere di un passaggio dal comparto auto al comparto difesa, ma con questi chiari di luna e bandiere sventolate - come PRC Cassino, è stato il monito del Partito della sinistra nei giorni scorsi dopo le notizie circolate - siamo fortemente contrari a qualsiasi ipotesi del genere. Riteniamo che a valle di una riflessione e una discussione con i lavoratori, le forze imprenditoriali, economiche, prospettive e prospettive di produzione, dalle mani al cuore, il territorio potrebbe cercare di rilanciare Stellantis Cassino per un vero piano industriale, con investimenti sent'anche in direzione di un ampliamento della gamma dei modelli da produrre.
Notizie assolutamente prive di fondamento. Ambienti vicini alla dirigenza italiana della multinazionale fanno sapere che si tratta solo di speculazioni e di fake news: Cassino continuerà a produrre auto, come da mezzo secolo a questa parte. L'ipotesi di una riconversione del sito per fare armi non è mai stat presa minimamente in considerazione.