La Consulta apre al riconoscimento legale per i figli nati da procreazione assistita all'Estero

Nazionale - La Corte Costituzionale dichiara incostituzionale il divieto di riconoscimento per la madre intenzionale, un passo avanti per i diritti dei minori e delle famiglie omogenitoriali, ma la decisione si scontra con il Governo

La Consulta apre al riconoscimento legale per i figli nati da procreazione assistita all'Estero
di autore Angelo Franchitto - Pubblicato: 28-05-2025 08:55 - Tempo di lettura 2 minuti

In questi giorni si torna a parlare della sentenza n. 68 del 2024, con la quale la Corte costituzionale ha stabilito che è incostituzionale vietare il riconoscimento del figlio, nato in Italia da procreazione medicalmente assistita (PMA) effettuata all’estero, da parte di entrambe le madri di una coppia omosessuale.

Dunque, non è possibile riconoscere solo la madre biologica, cioè solo colei che ha partorito, ma ha diritto anche la madre intenzionale, che è colei che ha acconsentito alla PMA. Negare i diritti della madre intenzionale viola gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione, che sono i diritti inviolabili della persona, il principio di uguaglianza e la tutela dei figli.

Tale pronuncia della Consulta nasce dal ricorso del Tribunale di Lucca, che ha sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale della norma che impedisce a una madre intenzionale di essere riconosciuta come tale. Secondo i giudici, negare questo diritto compromette l'interesse dei minori alla stabilità affettiva e giuridica, costringendo il nucleo familiare a una situazione di incompletezza e privazione delle tutele.

Così, la Corte ha accolto il ricorso, riconoscendo che il consenso prestato alla PMA all'estero configura un'assunzione di responsabilità genitoriale a tutti gli effetti. Non riconoscere ciò significa discriminare i bambini nati da coppie omogenitoriali rispetto a quelli nati in famiglie eterosessuali. Tuttavia, la sentenza si scontra con la posizione dell'attuale governo italiano, espressione di una maggioranza conservatrice, che si oppone al pieno riconoscimento legale delle famiglie omogenitoriali.

Esponenti della maggioranza hanno espresso riserve sull’estensione del concetto di genitorialità al di fuori del modello eterosessuale, sostenendo che ogni ampliamento in tal senso dovrebbe avvenire solo tramite un intervento parlamentare.

Ma certamente, la decisione della Corte rappresenta un passo importante verso il riconoscimento dei diritti dei figli e delle famiglie arcobaleno, colmando un vuoto giuridico che ha finora penalizzato centinaia di bambini.





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