Nazionale - Nicosia replica a Franchitto: "Tocqueville, citato dall’articolista, è una figura fondamentale per capire la democrazia, ma credo che oggi sia utile affiancare al suo pensiero una visione che parli meglio al nostro tempo: quella di Giovanni Gentile"
di Dario Nicosia
L’articolo "Tra diritti civili e populismo: il dilemma della democrazia americana" solleva temi importanti, ma mi sembra necessario intervenire per offrire una prospettiva diversa. L’idea che i diritti civili rappresentino un progresso indiscutibile, mentre il populismo sia sinonimo di declino, rischia di semplificare troppo una realtà molto più complessa. Questa contrapposizione finisce per alimentare una visione unilaterale, quasi dogmatica, che mal si concilia con lo spirito di una democrazia sana e aperta al confronto.
Non scrivo per negare l’importanza dei diritti civili o per sottovalutare le derive negative del populismo, ma per mettere in discussione l’assunto che solo una parte abbia la verità in tasca. Tocqueville, citato dall’articolista, è una figura fondamentale per capire la democrazia, ma credo che oggi sia utile affiancare al suo pensiero una visione che parli meglio al nostro tempo: quella di Giovanni Gentile.
Nell’articolo si percepisce una linea netta: da una parte i diritti civili, come espressione di progresso; dall’altra il populismo, visto come un pericolo per la democrazia.
Questo schema, però, ignora un punto chiave: spesso, il populismo nasce proprio come reazione a politiche percepite come lontane dalla realtà delle persone. I diritti civili, per quanto fondamentali, non possono essere imposti dall’alto, altrimenti rischiano di creare divisioni invece di unire.
Tocqueville, con il suo celebre "La democrazia in America," descrive una società dove l’uguaglianza delle condizioni favorisce la mobilità sociale e l’abbattimento delle barriere tra le persone. Allo stesso tempo, ci mette in guardia contro i pericoli della democrazia: il conformismo, la “tirannia della maggioranza” e la perdita della pluralità. Queste osservazioni restano valide, ma non sono sufficienti a spiegare il presente. Oggi il rischio non è solo nella tirannia della maggioranza, ma anche in un pensiero unico imposto da dinamiche culturali ed economiche globali.
A differenza di Tocqueville, Giovanni Gentile propone una visione della società come un organismo vivente, dove ogni individuo trova significato nel rapporto con gli altri. Questo non significa annullare le differenze, ma valorizzarle all’interno di un progetto comune. In un momento storico in cui le polarizzazioni sembrano dominare, questa idea di comunità organica può aiutarci a costruire una democrazia che integri davvero le diversità.
Gentile non parla di una democrazia fatta solo di regole o di diritti formali, ma di un processo culturale e partecipativo. In altre parole, la democrazia non è qualcosa che si subisce o si accetta passivamente: è un lavoro collettivo, in cui ciascuno contribuisce attivamente.
L’articolo sembra dare per scontato che diritti civili e populismo siano due forze opposte. Ma non è così semplice. I diritti civili non sono una concessione, ma devono essere sentiti come parte di un percorso condiviso. E il populismo, quando non scade nel demagogico, può rappresentare un richiamo alla realtà, ricordando alle istituzioni che devono essere vicine alle persone.
Tocqueville ci aiuta a capire le basi della democrazia, ma per affrontare le sfide di oggi abbiamo bisogno di una visione che vada oltre. Gentile ci insegna che una vera democrazia non divide, ma integra; non impone, ma costruisce insieme.
Rispondendo all’articolo, il mio obiettivo non è certo negare l’importanza dei diritti civili o sminuire i pericoli del populismo. Voglio solo evidenziare che una democrazia forte non può ridursi a uno scontro tra “progresso” e “declino.” Serve una visione più ampia, che superi le divisioni e valorizzi il senso di comunità. Una democrazia non vive di pensiero unico, ma di confronto e partecipazione.
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